La clausura oggi: un mezzo per vivere la custodia del cuore

Perché la clausura oggi?

Dal silenzio della mia cella, avvolta dal chiarore di un solitudine abitata, mi soffermo ancora sulle tue parole amiche, desidero raggiungere il tuo cuore per raccontarti, quasi come una modesta amanuense, ciò che nell’oggi della storia, Dio sogna per me e per tutte quelle donne che Lui sceglie, attratte da Lui e innestate stabilmente nel solco, tinteggiato dalla fantasia creativa di uno specifico carisma, della vita integralmente contemplativa.
La clausura è un giardino, un monte, un pezzetto di cielo ben piantato a terra, una Betania per cuori semplicemente umani, ordinari, comuni, cuori di custodi accovacciati ai suoi piedi, senza specifica occupazione, docili al Suo: “Porro unum necessarium est” –infine una sola cosa è necessaria- (Lc 10,42). Non è solo questione di soli spazi riservati, a cui non è possibile accedere, o di grate, ma una custodia profonda, interiore, di un vivere presso Dio. Vivere di Dio.
Né poesie di angeli senz’ali, né romanzi di capinere … semplicemente donne amate in ascolto …. Oggi come in ogni ieri e in ogni domani che il tempo genererà, donne con un misterioso perché, pronte, col Suo aiuto, al paradosso dell’apparente “tirarsi” fuori da tutto per scendere in profondità e “avventurare la vita”, come ricorda Teresa d’Avila: darle sapore, spessore. Consumare gioiosamente e amorosamente l’olocausto del proprio orgoglio, macinarlo, come grano, nel mulino dell’umile ferialità, con l’esultanza e lo slancio del cuore di appartenerGli in toto, senza se e senza ma.

Ma perché la clausura?

Perché quando Lui passa sulla riva della tua vita e ti incanta con il suo sguardo di amore senza tempo, ogni cosa, anche bellissima, non ti appaga più e tu vuoi soltanto un incontro esistenziale, interpersonale, totalizzante con Lui, Parola di vita, da cui ti senti afferrata … Lo abbiamo trovato (Gv. 1,41.45); convocata: “cor unum et anima una” (Atti 4,32-35); colpita, sconvolta nell’intimo, trasformata.
E ti accorgi che la fede non è una teoria, un’opinione su Dio e sul mondo ma l’impatto dell’amore di Dio sul tuo cuore che Gesù conquista senza sapergli o potergli resistere, nonostante ti prospetti rinnegamento di sé e croce .
La vita claustrale è una modalità di  realizzare la parabola dell’uomo che corre contento a vendere tutti i suoi beni per acquistare il campo in cui ha trovato il “tesoro nascosto” (Mt 14, 44).
Il “perché la clausura”, allora, è in realtà un “per Chi”, è una Persona, Gesù, che ci viene incontro, che affascina il cuore e riempie la vita. Solo per Lui trovi il coraggio di lasciare ogni cosa.  Ti destrutturi, sconvolgi la tua esistenza anche già donata e vissuta al Suo servizio, per gettarti in un’avventura che fa intravedere una pienezza d’amore e una gioia, che va infinitamente oltre quella che già possiedi. Una gioia irrorata dalle lacrime di un’offerta silenziosa e feconda, dove non conta più il proprio pensare o fantasticare ma come Paolo ricorda proteso verso la meta corro nella speranza di raggiungere il tesoro prezioso che è Cristo e non più la propria preparazione, il proprio sapere, le proprie competenze …, bagaglio fino ad a poco tempo prima messo pure serenamente e gioiosamente a Sua disposizione nel solco di un carisma educativo, ma ora consegnato al terreno del silenzio e della solitudine per una gioia che trabocchi sui cuori dei giovani, per i quali proprio nella non-appariscenza, senza clamore, nel nascondimento, cercando l’ultimo posto, tacitamente, esisto e di Lui gioisco per essere spazio di vita e silenzio in cui risuona la Sua voce; silenzio che fa i conti con la debolezza, i dubbi, le perplessità,  l’orgoglio, il non senso, il sentire, della fatica nell’affidarsi. Allora hai la sensazione di camminare sul ghiaccio e i tuoi movimenti oltre che misurati e ben bilanciati devono essere “pensati” e meditati.  Si tratta del silenzio dei deboli e dei piccoli, silenzio offerto a Dio umilmente, perché i giovani cerchino e trovino il loro orizzonte di speranza e di senso.

                                                                                                                                                                                                                           

 

1 Comment
  • Emanuela Tumino
    Pubblicato alle 00:36h, 10 Luglio Rispondi

    Io sono una mamma che stravede per i suoi due figli maschi e vive per loro e si sacrifica per loro ma che possibilmente lo fa in un modo sbagliato, chissà! Sono una moglie, tutta da ricostruire perché forse ho sbagliato uomo o forse non mi so più sacrificare. Il mio è stato da subito un matrimonio sofferto che mi ha tolto la gioia di amare e di essere amata, a modo suo. Ho resistito per i figli perché credo nella famiglia. Ho chiesto tante volte a Gesù di farmi innamorare di mio marito ( o re innamorare) ma non mi vuole concedere questa gioia. A volte penso che sia perché Lui mi voleva tutta per Se e io spinta da un sacerdote e dalla mia ingenuità mi ero già consacrata a Lui. Però non lo voglio descrivere come sbaglio perché lo sento ancora dentro ma è stata ingenuità perché non sperimentata in quanto debole ragazzina di campagna tenuta al guinzaglio dai genitori ed ogni desiderio di esperienza o veniva soffocato o veniva fatto di nascosto per paura (inculcata) di far soffrire la mamma…Sono diventata mamma di due bravi ragazzi di 22 e 19 anni e quello che cerco di trasmettere loro è la libertà di ascoltare il proprio cuore nelle scelte per il loro futuro. Da piccoli ho trasmesso pure la fede ma ora ho soffocato tutto perché non ho gioia nel cuore, sono delusa di mio marito , non riesco più a donarmi a lui: l’ho fatto per tanto tempo ma non mi ha ricambiato nella donazione del suo cuore. Non vado più in chiesa perché vedo falsità in me, negli altri e nella chiesa. Amo Gesù, amo Dio, sento che il Suo seme è dentro di me ma mi sono smarrita nella via terrena. Credo in Lui e mi affido a Lui ma sto vivendo seguendo ormai il mio istinto e i miei bisogni per sopravvivere adottando una linea dura con mio marito e dandogli degli ultimatum perché a modo suo mi sta facendo morire e non si rende conto. Non so come finirà questa storia. Voglio solo sopravvivere e voglio proteggere la serenità dei miei figli e vorrei invecchiare con mio marito, amandolo ma non mi è possibile. Vedo in voi la vita che desideravo io. Non so se la desideravo da suora, ma io amavo contemplare Dio. Sono infermiera e sognavo andare in missione…tutto è rimasto nei cassetti. Sono nelle mani di Dio, gli do sempre carta bianca…Pregate per me e per la mia famiglia.
    P:S: Ho sposato mio marito perché convinta che Dio lo ha messo nel mio cammino ma non capisco perché non mi ha pure dato la gioia di amarlo con passione ma solo con la volontà. Quando la volontà si indebolisce o la salute dell’anima e del corpo viene a mancare la vita matrimoniale diventa anche violenza!Chiedetelo voi per me. Io ho troppo peccato. Non sono nella Sua Grazia.

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