Lectio divina e desiderio di Dio

Gli studiosi del Medioevo familiarizzano con un monaco del novecento che ha fatto vibrare alcuni testi dandogli coloriture e nuova vita, il benedettino dom Jean Leclercq (+1993), curatore esperto e indomabile perito di edizioni critiche di manoscritti tra i più impolverati. Ha certamente dato un impulso notevole alla riscoperta di testi carichi di sapienza e al mondo e alla mentalità dell’uomo medievale che aveva un approccio con la vita capace di dire molto all’uomo di oggi, apparentemente così distante ma comunque attratto da uno scenario non ancora tramontato del tutto. Amava ricordare “Perché le idee antiche rimangano giovani, è necessario, ad ogni generazione, pensarle e scoprirle come se fossero nuove…”.

lectio divinaDom Jean ha certamente influito nella tensione verso l’approccio alla Parola di Dio, trasmettendone il gusto. Attraverso l’attento esame degli scritti dei monaci del Medioevo è riuscito a operare una vera sensibilizzazione dei suoi contemporanei monaci e monache, all’approccio orante verso la Scrittura, verso una riscoperta della lectio divina che avesse un contatto amoroso con la Parola. In essa trovava “ristoro” il profondo “desiderio di Dio” che rendeva l’uomo capace di lasciare ogni cosa per seguire Cristo. Proprio in tale desiderio Jean Leclercq intravede la “molla ” che spinge a optare per la vita monastica. La vocazione è un fatto di desiderio.

La tradizione carmelitana ha orientato al desiderio di Dio e al culto della Parola, ogni aspetto della quotidianità, compreso lo studio e l’approfondimento. La ricerca affonda le sue radici sull’esperienza dei primi carmelitani che nel medioevo respiravano appieno l’approccio simbolico e allegorico al testo. La Regola Carmelitana ricorda: “La Parola di Dio dimori abbondantemente sulle vostre labbra…”. Questo parlare la parola del Signore produce una conversione del linguaggio. Sappiamo che la pratica assidua della Lectio orante è da riconoscere come fonte principale della spiritualità carmelitana, ma, ancor prima, la lectio divina è prioritaria fonte di ogni spiritualità propriamente monastica.

Il desiderio di Dio e la frequentazione assidua della Parola hanno portato l’uomo del Medioevo a scavare nei testi sacri imparando molti passi a memoria. Questo non solo per la scarsità dei volumi, cioè dei libri, ma perché l’ardore li spingeva ad “appropriarsi” del brano, del versetto, fino a farlo evento quotidiano. Così stampata nella mente e nel cuore quella parola avrebbe continuato a generare frutto anche se non più pronunciata. Lo “stare” in questo modo sul testo era una possibilità di discesa in profondità, un vivere lo spessore del pensiero racchiuso in esso, anche la volontà era coinvolta in questo apprendimento desiderando mettere in atto ciò che l’intelligenza coglieva. La lettura della Scrittura diventava un atto esistenziale che coinvolgeva interamente la persona e si traduceva in una preghiera costante poiché la riflessione richiede un sostare amoroso sul testo e un orientamento della vita in un cammino di libertà : questa è la grande staffetta lasciata a noi dai carmelitani del Medioevo: in un mondo pieno di frastuono muto e silenzi assordanti è ancora possibile tendere l’orecchio  e ascoltare la voce del Signore! 

5 Commenti
  • Pingback:Ignea Sagitta
    Pubblicato alle 18:31h, 25 Gennaio Rispondi

    […] Lectio divina e desiderio di Dio […]

  • Pingback:monaca carmelitana
    Pubblicato alle 21:44h, 22 Marzo Rispondi

    […] chiamata, come ogni altro stato di vita religiosa si riceve il dono di un’attrazione, di un desiderio, di un tendere verso la Santa montagna, per gustare la dolcezza della sua presenza e contemplare il […]

  • Pingback:vocazione alla vita claustrale
    Pubblicato alle 21:47h, 22 Marzo Rispondi

    […] germoglia e fiorisce in una risposta libera se è alimentata dall’ascolto consapevole dei propri desideri più profondi, dall’analisi attenta delle proprie motivazioni, dalla frequentazione assidua della […]

  • ezio
    Pubblicato alle 20:36h, 11 Agosto Rispondi

    vedo la preghiera come frammenti di desiderio e attesa di Dio. Nemmeno sappiamo cosa c hiedere e dunque dobbiamo che la parola ricevuta e spesso non compresa faccia il suo corso aprendoci a Dio. Più desidero e più è ptrsenteDio.

  • annaclelia virgilio
    Pubblicato alle 08:38h, 31 Agosto Rispondi

    attraverso questa lettura mi sforzo di capire se anche nel cuore di mia figlia alberga il desiderio di Dio. c’è in lei un cambiamento che mi confonde e al tempo stesso mi placa. chiedo preghiere!

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