Carmelitane e meditazione

Carmelitane e meditazione

Durante la giornata della monaca carmelitana c’è un tempo di preghiera tra i più fecondi, dopo le lodi e dopo i vespri : la meditazione. Sono almeno due le ore dedicate alla meditazione personale al Carmelo, questo è quanto prevedono le nostre Costituzioni. Ma che cos’è la meditazione all’interno della vita della Carmelitana? Certamente è un tempo di preghiera per sua natura silenzioso e solitario che dispone a un incontro personale con il Signore, che presuppone comunque un rapporto vitale con Gesù, un riconoscerlo presente nel quotidiano e nell’ordinario, nella preghiera come nel lavoro. San Giovanni della Croce insegna che la meditazione schiude l’anima all’interiorità fino ad accenderla in Dio: ” La contemplazione, infatti, non è altro che un’infusione segreta, pacifica e amorosa di Dio nell’anima;  e tale infusione, quando non trova ostacoli, incendia l’anima dello spirito d’amore“.  Ma perché avvenga tale infusione segreta l’anima deve a lungo “sostare” sul mistero dell’amore di Dio, in altre parole è necessario imparare a meditare. Esercitandosi sulla riflessione, partendo sempre dal “considerare” un “qualche cosa“, Giovanni addita come interessante anche  “quel qualche movimento” che è “fuori di me o in me“. Questa considerazione deve essere attenta, precisa, cioè “misurata“, devo “considerarla” in sé nel suo contesto e comprendere da dove parte e cosa produce, chiedermi come mai torno con il pensiero su questa cosa e cercare di leggere  episodi e situazioni alla luce della Parola di Dio. Il Signore si manifesta nella nostra storia personale e a noi è concessa l’occasione di una rilettura, attraverso la meditazione, dell’esistenza per poter “evangelizzare” il nostro presente.

Santa Teresa con grande slancio è riuscita a infiammare gli  oranti “nell’ansia” dell’orazione mentale rapendo menti e catturando sguardi assetati di assoluto. All’interno del Carmelo Teresiano la preghiera meditativa è stata avvertita come propria nell’impegno di una comunicazione inequivocabile del tesoro più prezioso del carisma carmelitano.

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La realtà che ci circonda, in cui siamo inseriti, ha sempre offerto il contesto e la possibilità di un’aderenza su cui riflettere con attenzione, così come il nostro cuore ha trovato un luogo in cui poter stare a contatto con ciò che proviamo. Ogni persona in modo più o meno profondo sperimenta un tipo di meditazione. Siamo degli esseri meditativi per natura, capaci di riflettere sugli eventi, su noi stessi, sulla vita, anche se a volte sembra che qualcuno o qualcosa voglia farci credere il contrario.

La fede ci dona un vasto panorama in cui calarsi per sondare la profondità dei misteri cristiani e il percorso più straordinario al mondo: la riunificazione di sé attraverso una preghiera insistente, tenace, continua, appassionata. Solitamente questo processo parte dalla constatazione della propria insufficienza, fragilità. Si sperimenta il proprio limite, il peccato, la debolezza ma appena si alza lo sguardo e si incontra il Crocifisso, cambia la prospettiva, avviene una continua mutazione dentro di noi e si è diretti verso di Lui, perché il Gesù che avevamo incontrato ieri non diventi l’idolo della meditazione di oggi ma una persona viva da incontrare e di cui fare esperienza, che stimoli a una costante progressione e maturazione che  conosca i tempi di deserto, di aridità, di torpore.

Sarà importante imparare a scendere in questo silenzio interiore dove né voce né canto abitano la preghiera, né sentimento né dolcezza custodiscono il silenzio, ma la certezza che Lui è il vivente e accompagna il nostro quotidiano. A differenza di coloro che meditano sul perché degli eventi e cercano le cause prime degli accadimenti, che approfondiscono la via della verità e la ricchezza dei valori sfiorando la bellezza e gustando la bontà, la tradizione della preghiera meditativa cristiana ruota attorno ad un unico obiettivo che è l’amore riversato a noi attraverso Gesù Cristo. La mistica renana intravedeva nell’umiltà l’esercizio della virtù più grande, proprio perché “abbassava” Dio fino a noi. Il suo amore viene a noi attraverso il Figlio suo, ne siamo raggiunte, Egli svela, l’amore che il Padre ha per ciascuno di noi, il desiderio di Dio per l’uomo.

54086_474782994098_6813518_oCome monache siamo chiamate a fare nostra la preghiera di Gesù  sul monte, in un luogo solitario, accessibile solo a quelli che Egli chiama a sé, in disparte.  Stare con il Signore diventa un modo nuovo per aprirsi a Dio e  per operare una frattura con la mondanità. Attraverso la clausura, nel suo aspetto più concreto scopriamo una modalità di vivere in Lui. Attraverso la meditazione possiamo combattere la dimenticanza e riconoscere un dato, fare memoria della presenza del Regno di Dio in coloro che professano che Gesù è il Signore. Nella certezza che ad ogni persona è stata data la possibilità di raggiungere il suo vero fine e che questo richiede da parte di ciascuno la libertà di afferrare con risolutezza la propria vita e intraprendere un cammino di trasformazione verso il centro: Cristo.

La salita al monte Carmelo con la ricchezza dei suoi Testimoni offre ancora all’uomo di oggi  l’invito sempre attuale di una vera esperienza di Cercatori di Dio (vacare Deo) per poter stare alla sua presenza con cuore puro, rinnovandosi in una progressiva vitalità nella sua formula vitae. Donne e uomini che hanno saputo cogliere con il gusto della perseveranza nell’approccio sapienziale alle Scritture, nel rinnovato coraggio nella scalata della vetta, la bellezza dello spendersi nel meditare Die ac nocte in lege Domini et in orationibus vigilantes, l’amore all’umanato Verbo (santa Maddalena de Pazzi) come inizio e termine della nostra vita.

Come carmelitane di oggi viviamo la fraternità come luogo in cui lo stare insieme è già segno profetico che si traduce nel quotidiano presentare a Dio la povertà del nostro cuore in uno stile di vita sempre più umano ed evangelico in un impegno di conformazione a Cristo che coinvolge tutta la vita, perché ci riconosciamo in costante maturazione nella concretezza di chi vuole parlare la semplicità di un linguaggio silente e carico di speranza.

2 Commenti
  • Pingback:Ignea Sagitta
    Pubblicato alle 23:03h, 25 Gennaio Rispondi

    […] Carmelitane e Contemplazione […]

  • Manuela
    Pubblicato alle 13:27h, 10 Settembre Rispondi

    L’orante non è toccato dalla fretta. Sale lentamente, con calma, con passo leggero, su per il sentiero della tranquilla contemplazione. Sarebbe assurdo correre. Sosta ad osservare il panorama circostante, familiare e sorprendente. Ogni volta lo scopre, lo inventa, quasi fosse la prima volta. Ed è capace di meraviglia, di affascinanti scoperte.
    Esplora il bosco sconfinato della preghiera. Essenziale è scoprire una presenza, una luce.
    E in quel momento trova la pace.
    Riscopriamo la bellezza della contemplazione.
    Buona giornata sorelle.

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