A colei che mi ha accolto al Carmelo

Alla mia madre Maestra – (13 quartine di novenari)

 

Ricordo il Carmelo lontano

e il dolce sorriso suo lieve,

il volto umilmente abbassato,

l’aspetto raccolto e sereno.

 

Ricordo la bianca sua mano,

materna sfiorarmi le gote

ancora un pochino smarrite

la sera d’entrata al Carmelo

 

Mai più ho ritrotrovato i suoi occhi

chiarissimi come cristalli,

aperti sui grandi misteri,

capaci di leggere in fondo.

 

La voce argentina di lei

ancora risuona nel cuore,

ripete, sussurra pian piano:

Gesù costruisce sul nulla.

 

La vedo ancora nel coro

avvolta dal bianco mantello,

seraficamente cantando:

-Del cielo a te, salve, Regina,

 

La dolce sua voce si univa

a quella di altre sorelle,

un’eco soave si udiva,

sembrava di essere in cielo!

 

Quel cielo che tutti noi attende

di là del terreno cammino,

di là delle cose del mondo,

che presto svaniscono via.

 

E quando l’azzurra penombra

velava ogni cosa d’intorno

e il calmo tramonto del sole

un’alba radiosa annunziava,

 

lei pure tornava al suo posto,

spegnendo la cerea candela

e, mistica come Madonna,

sul petto il suo Dio stringeva.

 

Chi occupa quel posto vuoto,

che un giorno piovoso lasciavi,

quando una rondine nera,

morendo cadeva dal cielo?

 

Che fece quel povero uccello,

che, umido misi al riparo?

Riprese felice il suo volo?

Che giorno di luglio fu quello!

 

Chi timidamente si appresta

a cingere il capo di fiori,

a ornare di zaffiri e perle

il suo abito bello di sposa?

 

Non io, speranze fugaci,

che un tempo inseguivo felice,

volaste voi via d’improvviso

lontano col vento lontano.

 

 

1 Comment
  • IVANA MUSETTI
    Pubblicato alle 23:59h, 04 Luglio Rispondi

    Bellissima !!! Leggere queste parole ci si emoziona, troppo bella ! Un grande abbraccio.

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