Il Silenzio è la tua lode

“Sieda costui solitario e resti in silenzio”(cf. Lam 3, 28)

 

Ad un certo punto del cammino spirituale ci si sente assaliti dal un gran bisogno di silenzio. Sembra quasi di non sapere più che dire. Il parlare quasi stanca…. Si desidera tacere e, se questo silenzio è interrotto senza reale necessità, ci si sente come fuori da se stessi … pesci fuor d’acqua. Si procede e si sperimenta che il silenzio è la migliore disposizione al raccoglimento e alla preghiera, la condizione essenziale per stare davanti a Dio e a se stessi, nella verità. L’esperienza poi dimostra che, quando le nostre parole sono eccessive, queste si logorano sulle nostre labbra e nel nostro cuore lasciando un amaro  e negativo senso di vuoto. San Bernardo dice: “Il silenzio è nostro custode e la nostra forza risiede in lui; il silenzio è il fondamento della vita spirituale, per mezzo di esso si acquisisce la giustizia e la virtù: parlate poco con gli uomini e sperate molto in Dio”. Ma il silenzio non è solo privazione della propria parola ma prima di tutto  è distacco dalla propria volontà e dal proprio modo di percepire le cose, deserto fatto in noi stessi, per fare spazio alla Parola di Dio e farla risuonare in noi … è un fatto interiore…; è vuoto e – tante volte- anche contraddizione aridità, ma primo e continuo passo verso l’incontro con Dio. Ha il fascino e la nostalgia dell’ineffabile ma è esperienza quotidiana di negazione di sé, di rinnegamento evangelico, di seme che marcisce e muore… dono che la vita in monastero continuamente offre e… lavoro operato in noi dall’azione dello Spirito.  È un esercizio ininterrotto che abilita- poco a poco- a un nuovo modo di “stare” nelle cose, perché accresce la capacità di confidare in Dio e di non perdere la pace anche nelle situazioni più difficili. In questa dimensione di silenzio si impara -via via- a riconoscere le diverse tendenze dell’animo umano e si impara a non scandalizzarsi, anzi a guardarle con quel sereno distacco che proviene dall’amore. Una sorta di “impassibilità amorosa” che proviene da un intimo dove tutto tace e dove la più grande tensione è la ricerca di Dio e del suo amore. Questo non per una fuga intimistica, egoistica o tantomeno patologica dalla realtà ma per guardare la realtà e gli altri con gli occhi di Dio. Prevale la brama si essere “uno” con Dio, perciò tutto il resto passa in secondo piano. E se il quotidiano assorbe in varie occupazioni, il cuore rimane agganciato alla sola tensione della ricerca di Dio e del suo volto. -« Se l’uomo non dice nel suo cuore:

Dio e io siamo soli al mondo, non avrà mai riposo», – disse l’abate Alonio. Nonostante i tanti capolini dell’io sulla scena della vita,  si cominciano a prendere le distanze dalla ricerca di sé, dal voler apparire a tutti i costi, dal voler essere considerati, stimati …. O dalla ricerca di potere, fama o soltanto dal bisogno infantile di voler imporre il proprio punto di vista. -“È perciò necessario renderci indifferenti rispetto a tutte le cose create, in tutto quello che è lasciato al nostro libero arbitrio e non gli è proibito; in modo che, da parte nostra, non vogliamo più salute che malattia, ricchezza che povertà, onore che disonore, vita lunga che breve, e così via in tutto il resto; solamente desiderando e scegliendo quello che più ci conduce la fine per cui siamo stati creati”. (Sant’Ignazio di Loyola)- Tutte le facoltà: intelligenza, immaginazione, volontà, passioni, tendono a parlottare ma prevale il bisogno di fissarsi in Dio, di occuparsi di Lui solo, di ascoltarlo nelle mozioni della sua Grazia. Geremia dice: il solitario siederà in silenzio e con questo s’innalzerà sopra di sé, delle sue inclinazioni e della sua natura corrotta (cf 15,17 sg.). Gli altri divengono  suo riflesso e il tempo, in ogni suo minuscolo frammento, diviene preghiera…. Anche se non dici nulla, né con le labbra né con la mente: il cuore ama e dice tutto: “Per te il silenzio è lode”

 

 

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