il dono della vocazione monastica carmelitana

“Mira que te mira”

Un imperativo si impone, con amoroso fascino, alla mente e al cuore: tornare a parlarti; raccontarti ancora qualcosa della nostra vita, del dono della vocazione monastica carmelitana, del cammino ormai lungo 25 anni della nostra comunità…. Parlarti di quell’incrocio cosciente di sguardi che ha cambiato la nostra vita e in cui ora si evolve il nostro diuturno andare. Sì… una vita nuova; una vita che si sviluppa all’ombra del Carmelo, come una preghiera raccolta, celebrata, manifestata con gli occhi… con uno sguardo…. Lo sguardo di Dio che ogni giorno propone il suo amore fedele, e il nostro sguardo di povere … che non sanno e non pretendono di sapere ciò che aspettano, ciò che desiderano, ciò di cui hanno bisogno, ma sostano, cercano, attendono. Vogliamo narrarti di come questo suo sguardo forte e luminoso, entra nei silenzi interiori di ognuna per svelarsi… per dimorare. Desideriamo parlarti e ti raggiungiamo in un quotidiano qualsiasi… mentre passi per le vie del web, mentre cerchi di districarti nel groviglio di tante faccende o forse, mentre ti annoi nel risuccedere sempre uguale della monotona routine.  Noi bussiamo alla tua porta…., forse ci accoglie l’entusiasmo slanciato di una fede giovane o forse ci attendono rudi zolle di una fede inaridita…;  forse scendiamo nel cuore di giorni pieni di senso o magari in notti oscurate da mille: “perché”…. . Non sappiamo cosa attraversa la tua vita, certo è che i tuoi occhi si stanno fermando su queste righe, per curiosità, per interesse, per desiderio o passatempo…. Non importa, tu sei ferma qui a leggere e noi sulla soglia di una vita cara a Dio…

Allora entriamo con la Parola.  Soffermati un istante a pensare alla vicenda, per esempio, di Matteo, il pubblicano convertito e conquistato dalla chiamata di Gesù Cristo  (cf Mt 9,9-13). Anche qui un “gioco di sguardi”. È stato proprio lo sguardo di Gesù che ha avuto la forza di smuovere il pubblicano e farlo alzare. Matteo apparteneva a una categoria di peccatori, malvisti, che vivevano isolati e disprezzati dagli altri. L’occhio di Gesù su Matteo è diverso: il suo sguardo gli apre il cuore, lo libera, lo guarisce, gli conferisce una nuova vita. Conquistato dallo sguardo d’amore di Gesù, Matteo risponde positivamente al suo “Seguimi” e all’amore segue il dono. Lasciato il banco delle imposte, dietro al quale era abituato a “riscuotere” e “prendere dagli altri”, Matteo, inizia a dare… diviene dono.  Potremmo raccontarti ancora di Simone e Andrea o Giacomo e Giovanni, o della Samaritana al pozzo di Sicar o dello stesso giovane ricco….. Come per  ognuno di loro, così  è per Elena, Monica, Maria, Raffaella… per tutte noi.  Questa la nostra sequela: rimanere dentro lo sguardo di Gesù, in una dimensione di silenzio e ascolto, di lavoro e fraternità, di preghiera liturgica e personale…. di offerta e intercessione, di semplicità ed essenzialità; stare con Lui e assorbire, man mano, la sua chiaroveggenza spirituale che è vera partecipazione allo sguardo di Dio sugli uomini, sulle cose e sugli eventi, e progressivamente arrendersi alla grazia che continuamente ci attira. Gioco di sguardi …. imparare a riconoscere, momento per momento, la Sua presenza che ci abita,  distinguere tra le pulsioni e le suggestioni e la voce personalissima, discreta tuttavia sperimentabile, dello Spirito santo…, perderci nel suo sguardo e invocare incessantemente la luce per rimanere immerse in esso così da riconoscere e respingere l’insinuante forza del male, che  sempre ci inclina alla tentazione e vorrebbe indurci a cedere (cf. Rm 7,18-23).  E ora torna a te con la Parola: “Avvicinatevi a me, voi che mi desiderate, e saziatevi dei miei prodotti” (Sir 24, 18) e «Voi tutti assetati, venite alla fonte» (Is 55, 1).  Fermati: comincia con l’imparare a vedere…. -In passato il Meister Eckhart raccomandava: «Aspettatevi sempre Dio in ogni cosa»-. Parti con la presa di coscienza che Gesù è lì attento alla tua vita in tutte le sue sfumature. Comincia con la preghiera. È lì che si lacera il velo dell’esistenza apparente e si coglie l’Invisibile. Guarda non tanto alle cose quanto attraverso esse, fino al loro cuore, fino al centro. Impara a guardare… non dal basso, dal limite ma dall’alto, con l’occhio di Dio, con la grandezza infinita del desiderio e della fantasia di Dio. Dio opera sempre e a volte ci sorprende anche quando non siamo preparati. Dio ci raggiunge sempre!

Mira que te mira

Santa Teresa d’Avila:

 

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