Monaca carmelitana una “comparsa” appena sulla scena del mondo

cerreto monastero Janua Coeli www.monasterocarmelitane.itLa storia avanza. Nel procedere del tempo, degli eventi siamo invitati a cogliere ciò che è essenziale, che può avere senso, significato. Cosa sta a cuore dell’uomo? Cosa è veramente essenziale, importante? Riteniamo tutti che l’essere presenti gli uni alla vita degli altri sia decisivo. Sovente ci scopriamo persuasi di dover essere “nel mondo” nella storia come se questo significasse andare da una parte all’altra per “cogliere l’attimo” di più avvenimenti possibili e “partecipare” al vivere altrui, per non “perdere” un’occasione e poter dire “io c’ero”. Quest’espressione poi da emblema di uno status è passata a significare qualcosa di talmente incisivo da creare una sorta di vanto.

A volte sorprende la curiosità di chi immagina di trovare altro…come se vi fosse novità sotto il cielo e avvolto da una forma eccentrica di presenzialismo e realmente persuasi che questo tipo di “esserci”, fino all’estremo partecipare, sia un imperativo valido, tendiamo a diffondere questo tipo di sensibilità e a proporla. Ci ritroviamo incapaci di riposo, di sosta perché presi dal desiderio di affermare attraverso la presenza l’essere. Tutte le generazioni degli attuali abitanti della terra si sono

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potuti riconoscere in coloro che cercano di “non mancare mai” e questo che in sé può essere anche buono diventa indignazione verso coloro che sono assenti.

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C’è perplessità di fronte a coloro che si indignano, che urlano la propria presenza e invocano quella altrui. Davanti a chi non accoglie la vita come semplice “comparsa” e accetta che ci sia un solo Onnipresente: il Signore. Siamo un po’ tutti affetti da presenzialimo e quando qualcuno non è presente, non “viene” vorremmo ci fosse a tutti i costi, raccontandoci storie sul valore della partecipazione, dell’impegno. La scrittura ammonisce “ non ti sdegnare, faresti del male”. Eppure con facilità consideriamo, valutiamo, riteniamo poco degne alcune situazioni non all’altezza, non adeguate, opportune.

E’ pur vero che le persone sono chiamate ad amplificare il loro spazio di dono nel contesto di una abitabilità priva di sdegno, giudizio, sospetto. Cosa cerchiamo quando invochiamo la presenza dell’altro? Cosa ci manca nell’assenza? Siamo ancora capaci di vivere presso una solitudine abitata dalla “comparsa”? Questo termine “comparsa” riecheggia un gusto inedito, ci riferiamo all’accezione teatrale che affonda le sue radici in una figura dalla “veste” semplice, non in primo piano che sa vivere ai margini di una storia, così accade anche nella nostra vita. In una società basata sulla autoreferenzialità resta duro accettare di non essere il “protagonista” della storia come se la soggettività, se esprimere il proprio Sè, obbligasse la 

carmelitane monachepersona, nelle singole occasioni, a calarsi sempre in una posizione “interessante”, a “dire la sua” .sessione_agosto-45

La monaca carmelitana ben interpreta il ruolo della comparsa osservando la custodia del cuore e delle labbra, cedendo la parola, lascia il passo a chi gli è accanto e volentieri si fa canale del ciglio di scorrimento delle acque lungo la strada principale. La monaca carmelitana vive il suo palcoscenico con Dio davanti a Lui solo, chiusa la porta della cella pregando il Padre nel segreto. Modesta figurante sulla scena della sua comunità, tra la manciata dei più prossimi fino a lambire l’orizzonte della storia con ogni persona, la monaca conosce il lento processo dell’autentico raccoglimento interiore dove trova il suo giusto posto. Sceglie di restare luce fioca, silente, mettendo al centro l’altro con il suo mistero ma anche la sua diversità a volte più carente della propria persona ma memore del Paolino gareggiate nello stimarvi a vicenda vive un passo indietro lasciando, l’ultima parola, l’ultimo gesto, lo stare al cuore della fraternità. Vive fino in fondo il ruolo di comparsa considerando realmente le altre superiori a se stessa, la sua è una “minima importanza nella parte” agli occhi del mondo e di questo gioisce il suo cuore perché da buona comparsa, a sera, sa di essere stata serva inutile e questa è la sua paga …sera per sera!

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2 Commenti
  • IDA
    Pubblicato alle 05:59h, 19 Agosto Rispondi

    non ci sarebbe storia senza le comparse!
    baci…ida

  • carmelo
    Pubblicato alle 09:32h, 20 Agosto Rispondi

    Vangelo, puro e semplice. La monaca carmelitana si accontenta del ruolo di comparsa e lascia il centro agli altri. Certo, è facile a dirsi, ma difficile a realizzarsi se… La monaca non vive veramente l’abbraccio di Dio che dimora in lei, nella cella del proprio cuore.

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