donne di ascolto

 Essenzialmente ascolto

Ci chiedi ancora di parlarti della nostra vocazione…., della nostra sequela! Basterebbero poche righe per descriverti le sfumature di una vita essenziale, semplice, fatta di piccoli frammenti di ordinarietà… ma al tempo stesso non è facile condensare in poche battute i tratti inenarrabili dell’irrompere di Dio nel nostro quotidiano con un invito discreto e persuasivo, affascinante ed esigente, una chiamata alla quale egli resta sempre fedele, perseverante, immutabile- perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili-  (Rm 11,29). Proviamo a consegnare alla tua lettura solo qualcosa che fluisce da un tempo di silenzio e meditazione….

Nella “dinamica regolarità” dei ritmi quotidiani di preghiera, lavoro, fraternità, ognuna di noi vive la lieta ed esigenza esperienza della continua conversione, consegnando tutto il proprio essere, nella solitudine e nel silenzio, alla lode della Trinità. Molte sfumature colorano le nostre storie e molti sono i tratti originali ma unica la vocazione: essenzialmente una chiamata all’ascolto. Ed è di questo dono/compito che oggi vorremmo parlarti…, del diuturno invito di Dio a divenire donne attente, vigilanti…, ammaestrabili, docili e docibili, decise ad imparare tutto da Lui.

L’ascolto: una disposizione del cuore per incontrare Dio nella Parola, nelle sorelle, nelle circostanze… sulla via dell’intimità. Un luogo nel quale la Parola possa compiere lo spogliamento della nostra anima, possa operare in noi, creare, fare ciò che dice.  Certo, ciò richiede una forte, decisa, serena, continua immersione nel silenzio non solo esteriore ma soprattutto delle proprie  potenze …. ragione, sentimenti, memoria, immaginazione…. per permettere alla Parola di bruciare, di germogliare, portare frutto; di essere l’unica a risuonare interiormente … di cambiarci. Se ci pensiamo bene, infatti, continuamente siamo immerse in Dio e ogni circostanza diviene per noi lo spazio per una nuova e personale annunciazione nella quale, come a Maria, anche a noi tutta la Trinità si consegna, la Parola si “incarna” e, attraverso i semplici gesti del nostro quotidiano, ci rende portatrici dei gesti di Gesù, delle parole di Gesù, del modo di amare e pensare di Gesù…, della sua stessa vita. L’ascolto, esercizio attivo e passivo, richiede la capacità di abitare il silenzio, la decisione ferma di sostare in esso, l’ impegno deciso ad imparare a tacere, la disposizione a piegare l’orecchio del cuore, ogni giorno, senza interruzione, nel canto corale, nella solitudine della cella, mentre attendiamo alle nostre occupazioni e persino nel fragore delle risate delle nostre ricreazione…  “Chi ha orecchie per ascoltare, ascolti che cosa lo spirito dice” (Ap 2,7). Un impegno a cercare, rimanere, compiere la volontà di Dio.  Così il monastero diviene casa silenziosa ove tutto si svolge nella dinamica profonda di una tensione intima e condivisa verso l’unione con Lui. Questo movimento interiore, fa maturare in noi l’atteggiamento contemplativo, tutte le nostre facoltà convergono verso l’unificazione interiore, verso l’unico centro, verso Dio; gli affetti, la vita dei fratelli, le esigenze e la missione della Chiesa…, tutto pian piano ci  interpella e ci appartiene in modo nuovo: l’orecchio “piegato” all’ascolto, dilata il cuore verso orizzonti oblativi… Si impara ad amare!

Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, (Fil 2,5)

 Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale.  Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto. (Rm 12,1-2)

 

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