Gesù e il suo amore

Se qualcuno vuol venire …
Molte sono le vie attraverso cui si giunge al Carmelo, in momenti differenti, con età differenti… nonostante ciò, per ciascuna di noi, essere monaca carmelitana significa aver deciso di avere, su tutto e su tutti, una preferenza: Gesù e il suo amore. Si tratta di una decisione nata unicamente da un invito di Dio che la nostra persona, poveramente, cerca -giorno per giorno- di accogliere e lasciare agire dentro la propria incompiutezza. Certamente, inabissarsi nella solitudine del monastero non libera dalla fragilità, dal vuoto, dalle fatiche della lotta con ogni genere di ostacoli, interni ed esterni. La comunità monastica, la vita ripetitiva e ordinaria, l’essenziale su cui si sviluppa ogni azione e relazione, è l’arena in cui viviamo il nostro continuo allenamento, la nostra maturazione, la nostra metanoia. Entrare in questo dinamismo significa accettare, senza troppi fronzoli, di morire a se stesse, decidersi e rischiare per il: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua» (Lc 9, 23). A 20, 30 , 70 o 80 anni e più, la vita della monaca non arresta mai la sua corsa, né smette di combattere la sua “buona battaglia” (cf 2Tim, 4-7)…

Ogni giorno è un incominciare a vivere in Cristo: macinare e assaporare l’esperienza del silenzio e della solitudine; sostare nella preghiera personale e liturgica nell’ora del fervore come in quella dell’aridità; affondare nella ricchezza della Parola quando consola, inebria, affascina e quando sferza, corregge, brucia; lasciare le redini della propria vita ad un “Altro” nell’esperienza dell’obbedienza, della provvisorietà, del deserto come nelle Epifanie sorprendenti talora anche dentro ai dettagli più trascurabili; fermentare e gustare la vita della comunità, sempre e comunque, come grande risorsa della carità; trovare nel desiderio di Dio, nella sincera ricerca di Lui come Unico e Assoluto, il punto di incontro e convergenza e… diventare e ridiventare monache, ogni giorno. Si tratta di affinare l’ascolto di sé e imparare ad uscire definitivamente dalla logica del “per me” per dar frutto all’aspirazione ben più forte dell’andare verso l’“Oltre”. Si tratta di imparare continuamente a lasciarsi condurre dalla kenosi di Dio con il desiderio bruciante di amare di questo stesso amore …aderire consapevolmente all’alternativa tra obbedienza a Dio e asservimento ai tanti idoli che ci abitano, accettare la propria identità come realtà plasmata dalla grazia di Dio, acconsentire alla relazione vivificante con Lui… Qui la sfida si chiama conversione! La vita, infatti, può rifrangersi in molteplici direzioni, possiamo trovarci in situazioni umane e comunitarie, che si evolvono nel tempo e nelle contingenze, ma il centro perenne della nostra identità, la nostra vera fisonomia si plasma e riplasma continuamente solo grazie alla nostra adesione al mistero di conversione/redenzione. Per questo ci adoperiamo per vivere la vita “dal di dentro”, nel silenzio, nella solitudine. Per questo il tempo per noi è un continuo incedere sulle vie dello spirito, protese nell’ascolto di una voce che costantemente determina tutta la nostra esistenza. « Ascolterò che cosa dice Dio: il Signore annunzia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli, per chi ritorna a lui con tutto il cuore » (Sal. 84, 9).

Il cammino è lungo e difficile, sempre soggetto ai dinamismi dell’impazienza disordinata dei risultati immediati o alle stasi fossilizzanti dello scoraggiamento; alle inquietanti possibilità del cuore umano; all’agone che in certe ore può diventare agonia…. Le leggi della Psicologia umana sono uguali per tutti e alcuni bisogni, come quello di considerazione o riconoscimento, che spesso smascherano mancanze di umiltà o egoismi, stentano a smorzarsi in noi. Il processo che ci conduce a riconoscere in quello di Dio l’unico sguardo che possa veramente costruirci interiormente, che possa continuamente salvarci e amarci di un amore senza limiti non è immediato, nonostante si siano lasciate molte cose importanti per venire dietro a Lui…. È apprendere lentamente ad abitare con se stesse sotto lo sguardo amorevole di Dio. Quando si entra in monastero si realizza una scelta fondamentale, tuttavia restano tutta una serie di altre scelte da compiere o situazioni imprevedibili da accettare. E non ci sono scappatoie se non quella di confidare maggiormente in Cristo e ricordare, con fiducia, a chi abbiamo affidato la vita, verso dove è rivolta la nostra gioia… Imparare a dare consenso e spazio alla speranza come attesa di Colui che viene e che sempre ci stupisce; ripartire ogni mattina lasciandoci svelare dalla Parola la nostra vocazione, ricevere da essa il senso e l’ordine della nostra giornata, l’intelligenza e la vigilanza nel nostro agire, la chiave di lettura delle nostre relazioni, degli imprevisti, accoglierla come il dono di Dio che ci illumina, oggi, come regola di vita, come guida autorevole, come gesto affettuoso di Dio che si prende cura di noi, come purifica e assimila a Cristo.

“Non dimenticate che voi, in modo particolarissimo, potete e dovete dire non solo che siete di Cristo, ma che siete divenuti Cristo!” (S. Giovanni Paolo II)

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