24 Mag Croce
Imparare la Croce
La condivisone odierna tocca un punto nevralgico della vita monastica carmelitana: la Croce. È una riflessione che vogliamo proporre in forma esperienziale evidenziando pertanto in primis, le ripetute incoerenze che riconosciamo in noi tra quanto affermiamo e abbracciamo per fede e la ripugnanza che, in modo più o meno marcato, spesso connota la nostra adesione volontaria alla morte di sé:” Poi, a tutti, diceva: Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua (LC 9,23). Partiamo con l’affermare che all’origine della nostra vocazione c’è la chiamata a una sequela esplicita e generosa del Cristo nella sua passione: “Noi predichiamo Cristo crocifisso” (1Cor 1,23). Tutta l’intera esistenza della carmelitana, infatti, è protesa alla comunione con il Verbo Incarnato, Crocifisso e Risorto, fatto obbediente fino alla morte di croce, espressione massima dell’amore di Dio per l’umanità. Afferma Cassiano a proposito dei monaci: « La loro rinuncia non è altro che l’impronta della croce e della morte in se stessi » o ancora: La vita dei monaci è considerata una vita di « crocifissi » . Il desiderio di donarci a Cristo si attualizza nel solco dell’obbedienza e della progressiva capacità di rinunciare alla nostra volontà per imparare a vivere nella volontà di Dio. Sempre Cassiano dice: « Così come colui che è crocifisso non ha più la possibilità di muovere le sue membra e di voltarsi verso dove vuole, così noi dobbiamo regolare la nostra volontà ed i nostri desideri non più secondo ciò che ci piace, ma secondo la legge del Signore, lì dove essa ci ha collocati ». Certo la sequela di Cristo crocifisso è alimentata dalla certezza che la partecipazione alla sua croce è partecipazione anche alla Sua risurrezione. Imparare la croce per la carmelitana non significa assumere un atteggiamento remissivo e spersonalizzato nei confronti degli inevitabili conflitti o le inalienabili difficoltà. Non significa neppure guardare con atteggiamento vittimistico le conseguenze delle proprie fragilità e cadute… Imparare la croce per la monaca significa, prima di ogni cosa, acquisire la disposizione interiore a prendere la croce vedendo in essa l’immagine più pura e più alta che Dio ha dato di se stesso. L’impegno per la carmelitane è tenere lo sguardo fisso “sull’Uomo della Croce “, quell’uomo, nudo e inchiodato, con le braccia spalancate in un abbraccio largo quanto l’amore eterno del Padre…. L’impegno per lei è contemplare il Crocifisso che non chiede niente per sé, che, da quel trono di dolore, non rivendica miracoli prodigi e segni compiuti per gli stessi che gridano : “Crocifiggi, crocifiggi lui”! (Lc 23, 21); che non mendica un ricordo, non esplicita parole a sua difesa… che fino all’ultimo momento della sua vita terrena dimentica, se stesso e si preoccupa di chi gli muore a fianco: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso» (Lc 23,43). La memoria di questo supremo “morir d’amore” di Dio per l’uomo è per noi la forza che ci fa scegliere di “stare” nelle piccole o grandi solitudini che attraversano la vita, è il sostegno della nostra adesione alle fatiche della tentazione, della lotta spirituale, della rinuncia libera alla propria volontà, è l’orientamento della nostra possibilità di amare senza contraccambio. Allora la Parola: “Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà” (Lc 9, 24). conseguenza del : Seguimi!” (cf. Gv 1,42-43), diviene per la monaca impulso concreto a vivere una esistenza che assomigli alla Sua, anche nella diminutio, nella passività, nel fallimento, nel cedere ad altri le proprie facoltà …come Gesù, reso oggetto, cosa, manipolato, in balia di altri che hanno fatto di Lui ciò che hanno voluto, per amore… sapendo che questa è la sequela di Gesù.
Pensieri di Edith Stein (Teresa Benedetta della Croce, Carmelitana Scalza)
• “Gli occhi del Crocifisso ti fissano interrogandoti, interpellandoti. Vuoi stringere con ogni serietà l’alleanza con lui? Quale sarà la tua risposta?”.
• “Chi appartiene a Cristo deve vivere intera la vita di Cristo: deve raggiungere la maturità di Cristo, deve finalmente incamminarsi per la via della Croce…”.
• “Il cammino del genere umano è un cammino da Cristo a Cristo”.
• “La sofferenza riparatrice, accettata volontariamente, è ciò che in realtà più profondamente unisce al Signore”.
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