monache carmelitane

vocazione: rimanere in ascolto

Gesù parla, invita, sveglia in noi il desiderio di muoverci, di fare qualcosa per non restare nell’ombra delle banalità che spegne la voglia di vivere …Gesù parla, e tu però non desistere! Ci vogliono giorni e notti per cercare l’acqua viva, giorni e notti per incontrare Colui che ha come voce il Silenzio e come volto il deserto … sì, perché Gesù non lo incontriamo se non scegliamo di rimanere in ascolto, e se non lo incontriamo, non lo irradiamo. Ci vuole che camminiamo sotto il sole per diventare calore. Giorni e notti di solitudine interiore perché i rumori dei nostri pensieri ci abbandonino, giorni e notti di duro lavoro di scomposizione perché si polverizzino e regni in noi la semplicità del ragionare. Il calore della Parola che splende per noi ogni giorno può svegliare il desiderio di crescere come discepoli di Gesù. Camminiamo facendo deserto attorno a noi, se vogliamo che Egli parli al nostro cuore. Seguire le orme di Gesù  è il “vivere l’ossequio” secondo la Regola carmelitana, ritornando sempre a quello sguardo con il quale ci siamo sentite “guardate” e amate da Lui. E’ lo stesso sguardo con cui Gesù “fisso” il giovane ricco, con cui vide Matteo, Zaccheo. Uno sguardo carico di amore. E’ dal desiderio, dall’amore di Dio che nasce in noi il desiderio di amarlo, di rispondere a questo amore.  Quando si scopre il suo sguardo nella propria vita, facciamo esperienza della sua presenza che rende la vita pienezza di vita, nulla è come prima!!

A volte ci capita di sentire rivolte a noi le parole di Dio ad Abram: ” vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò”. ( Gen 12,19). Diventa quasi necessario un nuovo sradicamento dalla nostra condizione di sempre, dalle nostre paure, dalla solitudine in agguato, dalle abitudini che come vestiti indossiamo quotidianamente, dalle consuetudini e tradizioni ormai svuotate di significato e non più ricettacoli di vita. La nostra chiamata è a scoprire il nuovo luogo, il nuovo “paese” che nello “spaesamento” il Signore vuole donarci. La certezza che ci abita è quella di aver ricevuto da Lui questa vocazione. E’ Lui l’autore del monito ” vattene…”  e non possiamo che essere abitati dalla speranza di trovare sempre “altrove” il nostro volto,  un nome che ci appartiene come pronunciamento nuovo su di noi, in una storia che sempre ci sorprende, ci supera, perché i nostri volti, le nostre identità non vivono in ciò che già conosciamo, sperimentiamo ma in ciò di cui facciamo esperienza come sradicamento .

Nella vocazione di Abramo, nella sua chiamata affonda anche la nostra vocazione. In quelle parole Dio ci raggiunge dall’oscurità luminosa del futuro, “l’altrove” verso il quale mi dirigo per ritrovarmi. E l’altrove è la realtà più bella, quella che appartiene al superamento, che richiede un “rischiare”costruendo qualcosa che abbiamo davanti a noi e non alle nostre spalle, nella continuità del desiderio.

3 Commenti
  • Pingback:venite e vedrete-vocazione
    Pubblicato alle 14:36h, 26 Dicembre Rispondi

    […] con ciò che porto dentro, che mi appartiene, anche se in germe, e a cui cerco di dare il nome di vocazione, chiamata… Non lo incontro nelle strettoie di un pensiero o nella solitudine di un desiderio […]

  • Pingback:vocazione a percorrere strade scoscese
    Pubblicato alle 14:37h, 26 Dicembre Rispondi

    […] scoscese, poco sicure, non battute, impervie, portatore solo di una grande Gioia! Questa è la vera vocazione che accomuna tutti i credenti in […]

  • Pingback:conoscere la propria vocazione
    Pubblicato alle 10:45h, 16 Gennaio Rispondi

    […] necessarie per comprendere la vocazione che ci “appartiene”. Conoscere la propria vocazione e saper dare una risposta con un margine di libertà buono è quanto più ci preme come persone e […]

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