Vivo desiderio

Nella vita di tutti i giorni…
Un vivo desiderio di silenzio, preghiera, vita semplice e nascosta, spesso caratterizza le aspiranti alla vita monastica… Non è inusuale poi, trovare giovani o anche donne che si approcciano alla nostra vita credendo di aver fatto il grande salto di qualità, convinte di aver lasciato il mondo e ogni forma di esigenza mondana dopo aver varcato la porta del monastero…. E in effetti i tagli si fanno… e come! Tuttavia, superato il disincanto della prima ora, quando si crede- in estrema buona fede- di aver lasciato tutto, di essere separate dal mondo, di non cercare altro che il Volto di Dio nel silenzio e nella solitudine della cella e del chiostro…., un grande varco si apre tra ciò che siamo e ciò che siamo chiamate a essere.
Appaiono alla nostra percezione, come in uno specchio, i contorni deformanti di credenze, schemi di rifermento, rigidismi o anche bisogni e desideri che tutto pensavamo tranne che di possederli come bagaglio della nostra esistenza. Ma la concretezza del “giorno per giorno”, quella concretezza “normalissima” nella quale ogni dettaglio -anche quello apparentemente più insignificante- fa la differenza, ci colloca esigentemente di fronte a noi stesse e alla modalità con la quale rispondiamo alla nostra chiamata. Procediamo fiduciose e affidate verso la nostra conformazione a Cristo? Ci fissiamo negli schemi rigidi del nostro io ideale? Regrediamo verso forme di egocentrismo puerile, frustrante o, ahimè, patologico?
Declinare così gli aspetti della vita monastica non è forse una consuetudine, ma poiché la nostra comparsa sul web, vuole rimanere una reale possibilità d’incontro con sguardo evangelico (lo sguardo di quelli che si impegnano per riconoscersi piccoli.. e di cui è il Regno dei Cieli), noi scegliamo questo livello ….
E allora partiamo con un altro spaccato di vita puntando i riflettori sul semplice svolgersi del quotidiano, sul normale ripetersi delle azioni, delle forme, dei gesti… potremmo dire: sul livello semplice e ordinario dell’ascesi monastica poiché è lì, nella concretezza delle consuetudini che si sviluppa il processo di trasformazione del cuore; è nella vita di tutti giorni che si diventa monache; è nelle piccole vicende domestiche che si accoglie e si integra ogni sorella nel corpo della comunità; è nella “scontatezza” delle abitudini che si struttura e consolida il senso di appartenenza; è nel ritmo armonioso di solitudine e fraternità che si genera e stabilisce la comunione; è nel vivere ordinario che s’impara a gestire il bisogno, più o meno, spiccato di singolarità, di autoreferenzialità, il desiderio di distinguersi per farsi notare o emergere sulle altre.
Ma come?
È un lento, progressivo, instancabile e liberante esercizio di attenzione e vigilanza sui nostri moti e sulle nostre reazioni; è un discreto ma energico allenamento all’ ascolto del bisbiglio interiore dei nostri desideri, delle nostre paure; è un cosciente riconoscimento del grido dei nostri idoli incatenati…. Un cammino che si concretizza nell’incontro vitale con la Parola che nella vicenda comunitaria svela il suo senso e lentamente ci cambia.
La condivisone di vita, vissuta nell’unica tensione della ricerca del Volto del Signore, e alla luce della Parola, col tempo smaschera le nostre sovrastrutture interiori, ci pone (e non senza dolore) di fronte alle nostre sozzure e ai nostri idoli; ci sprona con energia a metterci autenticamente alla presenza del Dio vivente per vedere davvero noi stesse, la nostra ricchezza, i nostri doni, la bellezza della nostra unicità ma anche di cosa siamo, a nostra insaputa, sovraccariche, cosa ci lega, cosa ci rende dure di cuore nel comprendere.
Non è teoria….
È proprio vero: ciascuna di noi si lascia integrare nella vita monastica nella misura in cui si espone con fiducia ad ogni incitazione di Dio che viene per mano della vita comune, dell’esempio delle altre… della Regola incarnata da chi è più avanti nel cammino.
Il processo si innesca in modo positivo quando si riconosce e si accetta con umiltà che la compagnia delle sorelle è un aiuto fondamentale per realizzare la nostra vocazione, quando si comincia a guardare la comunità come corpo fatto di membra differenti ma necessariamente volte ad essere sempre più ben compaginate e connesse, quando si comprende vitalmente che è proprio attraverso questo cammino di conversione che diveniamo partecipi con Gesù del gran disegno della Redenzione del mondo.

Per dirla col Vangelo: “In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.” (Gv 12, 24)

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