Togliete la Pietra

Il cammino quaresimale volge al termine. 

Abbiamo iniziato l’ultima settimana, prima della grande Settimana Santa, centro e culmine di tutta la vita cristiana.

E siamo di nuovo insieme per percorrere questo tratto di strada verso la conversione, cammino sempre inedito per quei frammenti di cuore mai totalmente purificati, per una ricerca del Suo Volto attraverso cui vedere sinceramente e autenticamente noi stesse e la sua volontà.

Spunti vocazionali, ridestati ogni volta dalla Parola come quel  “rotolate la pietra” (che abbiamo  ascoltato nel vangelo di  questa IV Domenica di quaresima dell’anno A, nel quale ci veniva narrata la risurrezione di Lazzaro amico intimo di Gesù, fratello di Marta e Maria. Cf Gv 11, 1-44 ).

Togliete la Pietra

Non poteva da solo il Signore che risuscita i morti, spostare con un piccolo miracolo il masso che separava la vita dalla morte? 

Chiede aiuto, coinvolge i presenti, li rende partecipi, protagonisti di risurrezione, collaboratori di Dio nella gestione di un cambiamento che passa per la maleodorante esperienza della morte.

Che non sia anche questo un invito implicito per te che cerchi, che ti interroghi sul tuo futuro, che guardi alla nostra vita claustrale con inquietudine e desiderio?

Perché a noi è chiesto di rotolare la Pietra, con la preghiera, con un esserci nell’esperienza del dolore, della sofferenza, della desolazione con il nostro carisma di intercessione, con il nostro ministero di ascolto e consolazione, con un silenzio orante che raccoglie in sé ogni parola pronunciata e non da cuori spezzati dai drammi umani.

Togliete la pietra.

Una chiamata a mettere le mani sui macigni che sbarrano l’imboccatura di cuori che si affidano alla nostra vicinanza orante.

Una chiamata a metterci in ascolto e aiutare a scavare tra le macerie sotto le quali sono seppelliti speranze e attese di vita. Sostenere con compassione e sincera consolazione lo sforzo di quanti arrivano a noi per togliere  i massi di sensi di colpa o il roccioso e amaro ricordo del male subito.

Una vocazione che parte dalla personale conversione a non guardare più solo a se stessi e a non sentirti più il centro delle cose. 

Vocazione di chi impara, ogni giorno a camminare con questo Rabbi che sa amare, piangere e gridare; che libera e mette sentieri nel cuore. Vocazione di chi capisce che… prima fra tutti Lazzaro “sono io”. 

E davvero è gioia della condivisione quando una sola pietra si è mossa, quando il cuore di uno solo che cerca sente il “Grido Amico” che ha percosso il silenzio, quando intravediamo nell’altro che piange la coscienza di una Presenza che con le sue lacrime di Dio compassionevole bagna le bende del suo dolore e delle sue morti.

La nostra è una vocazione che testimonia che la resurrezione è possibile per le lacrime di Dio, che il Signore prova dolore per il dolore del mondo, che il suo amore per l’amico non accetta di finire. Una vocazione la nostra che dice come nel giorno delle lacrime umane,  anche se Dio sembra essere lontano, anche se il suo ritardo pesa, Lui è qui; Lui è qui, non come esenzione dalla morte, ma come resurrezione dentro la morte perchè noi siamo il suo cielo io.

1 Comment
  • Radici giancarlo
    Pubblicato alle 00:39h, 15 Aprile Rispondi

    Buona sera sorelle è da poco che vi seguo nella compiuta, non sono un assiduo frequentatore di chiesa e poco partecipe alle preghiere, ma il vostro soave canto mi rilassa fisicamente e ripenso alla gioventù trascorsa in collegio con i preti, ora alla veneranda età di 82 anni sento il bisogno di riappacificare anche lo spirito, vi chiedo di pregare per un povero peccatore, grazie per le vostre preghiere,

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