21 Lug Tieni unito il mio cuore
… Rendi “monaco” il mio cuore
Con queste brevi riflessioni ti raggiungiamo nel tentativo di raccontati qualcosa circa una vita, la nostra… Molti la stigmatizzano, tanti la esaltano… alcuni la ignorano… Tuttavia noi siamo, intessute nella Chiesa e nel mondo, vive, umane, in cammino come ogni cristiano di buona volontà, ma con la chiamata specifica di “attraversare il deserto” e, nel silenzio e nella solitudine, cercare incessantemente il suo volto e abitare stabilmente nel grembo misericordioso della Trinità. Queste poche parole possano trasmetterti la gioia di un’appartenenza senza sconti né edulcorazioni ma una vera gioia che, credici, può nascere solo da un incontro, con una Persona: Gesù; cuore a cuore con l’Amore. Un incontro anelato, coltivato, nutrito, sostenuto, curato, mai lasciato in balia di puerili sentimentalismi o fredde razionalizzazioni… Un incontro a tu per tu, inedito, continuo, nei solchi della fede, della speranza e della carità… continuamente appreso, continuamente rieducato, continuamente rimesso in gioco… Un incontro vero, nel qui e ora, nell’esperienza della ricerca e dell’attesa, del dono dell’altro e della solitudine trasformante, del silenzio e della Parola… Un incontro generato dall’amore eterno di Dio e destinato ad evolversi dentro la fedele adesione del nostro semplice e ordinario quotidiano alla sua volontà. Una chiamata dicevamo…. Una vocazione ben precisa…un’attrattiva irrinunciabile che spinge a lasciare ogni cosa per cercare Dio. « Ti unirò a me come sposa nella fede, e saprai che io sono il Signore » (Osea, 2, 20) è Parola detta da Dio per bocca del Profeta che avvertiamo come riferita a noi, che percepiamo come qualcosa di più che il “credere” in una verità rivelata. Diventa la scia su cui cerchiamo, ogni giorno di camminare in crescente fedeltà, fiducia, abbandono ad un Dio tutto da conoscere… «Dove ti nascondesti, in gemiti lasciandomi, o Diletto? Come il cervo fuggisti, dopo avermi ferito; uscii dietro gridando: ti eri involato». (S Giovanni della Croce, Cantico Spirituale Manoscritto B). Questa Parola implica un’adesione amorosa, uno stare vigilante e fedele, un sì rinnovato ogni mattina a Colui che sempre, al di là di ogni apparenza, opera nella Benevolenza e nell’Amore …«Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore» (Os 2, 21-22). Quest’adesione esige la rinuncia a tutto il nostro “io“ per vivere nel suo Spirito, e per mezzo di esso. Essere uno in Lui, significa decidere e scegliere, con Lui e come Lui, di non essere o pretendere di affermarci in alcun dire, di esser sconosciute come Lui è sconosciuto, dimenticate come Lui è dimenticato, perdute in Lui… « Chi è unito al Signore dice San Paolo è un solo spirito con Lui » (1Cor 6,17). Ma per questa misteriosa potenza di Dio, vivere in Lui, significa esserci per tutti. È un percorso senza sosta verso la piena forma di Cristo, verso l’acquisizione della sua “sensibilità”, verso quella capacità, ogni giorno rinnovata e rafforzata, di “con-vertere” mente e cuore verso Cristo. È un itinerario di crescita nell’umiltà che produce pian piano il distacco dalla quella considerazione di se stessi che appanna il ricordo di Dio. Un cammino sempre in fieri che libera da quell’abbarbicamento alla propria volontà che fa ignorare, sottovalutare o trasgredire la volontà di Dio. Cammino di umiltà che demolisce, a poco a poco, impalcature illusorie e fantastiche che tante volte innalziamo tra la realtà oggettiva e noi stesse. L’umiltà diventa per noi una via grazie alla quale imparare, strada facendo, a rinuncia all’inutile fatica di fare di noi stesse degli idoli. È la rinuncia più dura, più dolorosa, più impegnativa…. Ma intrapresa questa strada, si scopre la propria umanità, con tutte le sue colorate e colorite fragilità come dono autentico, come risorsa, come trampolino di lancio verso il cuore di Dio. Più ci si inoltra nel sentiero dello spogliamento di sé, più ci si accorge che pensiero e azione crescono in integrazione, l’ideale si rappacifica con la realtà, la preghiera si prolunga e va diventando respiro…. Cambia la vita… apparentemente non si nota nulla, rimaniamo umane, fragili, limitate… le circostanze sono quelle di sempre, il ritmo della giornata non muta, la comunità è sempre la stessa ma ci rendiamo conto che le cose cambiano dal di dentro, sembra di comprendere in modo nuovo ed esperienziale che in Dio ci muoviamo, esistiamo e siamo… «perché cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto: Poiché di lui stirpe noi siamo» (At 17, 27- 28), e che Dio è tutto in tutti (1 Cor 15,28). La bellezza di questo cammino è percepibile dal diverso modo di stare nelle situazioni: ad un certo punto sembra che in noi si rallenti quella corsa verso l’affermazione di sé, della propria volontà o delle proprie vedute, si cerca invece di incastonarsi al Modello, di prendere sempre più la forma di Colui la cui Immagine, può farci “ripristinare” la nostra somiglianza con Dio: Gesù! Nostro malgrado, questo modo di procedere non ci esime dal cadere, dal peccare, dagli errori. Con san Paolo possiamo tranquillamente dire:« Mi diletto nella legge di Dio secondo l’uomo interiore, ma vedo nelle mie membra un’altra legge che fa guerra alla legge della mia mente » (Rm 7, 22-23). Ma con San Paolo, possiamo anche affermare «Volentieri mi glorierò delle mie infermità, affinché abiti in me la potenza di Cristo. Per questo io mi compiaccio nelle mie infermità… e nelle angustie per Cristo; perché quando sono debole, è allora che sono potente » (1 Cor, 12, 9-10). Ci sembra, infatti, che in noi sia scattato un consenso consapevole all’azione purificatrice di Dio proprio dentro la nostra debolezza, nelle nostre imperfezioni, nel nostro vuoto che avvertiamo, ormai, come un vuoto colmabile solo da Lui. Qua e là, emerge in noi il desiderio di nascondere la nostra bassezza, ma abbiamo la progressiva coscienza che il cammino di santificazione è cammino d’amore di Dio e del prossimo in Dio verso un Oltre di bellezza, Bontà e Verità che non avrà fine. E, ben venga se quest’amore esige ora completa dimenticanza di sé.
La vita in monastero, dice Cassiano, si vive « nel sacramento della Croce » – « sub crucis sacramento » (Institutiones, IV, 34).
Tieni unito il mio cuore,
perché tema il tuo nome. (sal 86,11)
mafalda
Pubblicato alle 19:50h, 22 LuglioMadri del mondo intero pregate per tutti,grazie,siete l’ossigeno di tutti noi!!!!!