solitudine trasformante

Solitudine trasformante
La scelta della vita monastica porta in sé la dolcezza della solitudine e del silenzio. Come fuoco che purifica e trasforma, il deserto del monastero, della cella e soprattutto il deserto interiore, è il luogo prezioso e sacro dove Dio si rivela, parla, tace o lotta con il cuore che cerca il Suo volto e soprattutto fa esperienza di essere cercato, raggiunto da Dio. Nel silenzio impariamo gradualmente a fronteggiare ai moti del nostro io dando a Dio libero accesso e la possibilità di trasformare il cuore di pietra in cuore di carne. Nel silenzio, impari, giorno dopo giorno, a metterti in ascolto della Parola scritta e di quanto nell’oggi, Dio suggerisce al cuore. Impari a sventare i complotti di orgoglio ed amor proprio smascherando l’io e le sue false illusioni. Nel deserto, a riparo dalle molte suggestioni del mondo e nella forza della Parola, impari a riconoscere i soggiacenti bisogni di essere importante, di essere in vista, di essere potente. Scopri via via quanto temi il giudizio altrui e quanto sei portata a etichettare l’altra. Talvolta interiormente sorridi, altre volte ti rammarichi per le tue razioni di fronte a certe parole o taluni comportamenti altrui… e ti accorgi che molto dipende da quanto, dentro di te, hai preso le distanze dal tuo ego, non soltanto come un esercizio di equilibrio e maturità psicologica ma soprattutto come cammino di fede, di spoliazione di sè, di libertà interiore, di umiltà, di configurazione a Cristo. La solitudine, allora, diventa luogo della grande lotta e soprattutto del grande incontro con l’Amore che offre se stesso perché il tuo cuore sia nuovo, diventa il luogo di conversione, luogo dove tu diminuisci perché Lui cresca, dove, riconoscendo la tua debolezza, agganci la sua potenza. La solitudine poi è lo spazio che allarga il cuore al prossimo perché imparando a stare davanti a Dio nella tua pochezza, cresce in te la disponibilità a lasciarti trasformare da Lui. Così, man mano, lo sguardo si purifica, si diradano le nebbie che oscurano il volto altrui, si impara a conoscere e apprezzare l’altra dentro e non oltre il suo limite. Si sperimenta l’inesprimibile ricchezza di un amore oblativo, che non si ferma a simpatie o affinità, ma nasce da Dio e a Lui si volge nella concretezza della sacralità altrui. Questa solitudine del cuore ti insegna ad amare in un modo nuovo la comunità facendoti scoprire un progetto di Dio su di te irrealizzabile fuori da quel nucleo. In questo silenzio che accresce la libertà, la comunità, con quel volto concreto di donne da Lui radunate per un mistero che le supera e fonte di una gioia a volte incontenibile e incomprensibile per chi non la sperimenta, pur salvaguardando le differenze, vede rafforzati i vincoli fraterni e, prodigiosamente, sente fondere i cuori in un unico amore, in un’unica vita donata, in un unico sì.

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