si diventa ciò che si ama

Si diventa ciò che si ama

Quando la nostra tradizione spirituale parla circa gli attaccamenti non intende dire che il rapporto con il mondo sia un problema. Siamo chiamati a relazionarci con il mondo in cui siamo, l’unico che ci appartiene; non è il mondo che non va, è il modo in cui noi siamo in relazione con il mondo che spesso diventa un problema. I nostri cuori quanto sono schiavi di qualcosa o di qualcuno al posto di Dio? Non necessariamente la persona o la cosa sono il problema, ma il modo in cui ci relazioniamo a loro, il modo disordinato con cui il nostro desiderio si esprime.

novizia carmelitana

Non ha importanza se l’idolo abbia o no valore. La relazione è il fattore critico. Un episodio nella vita di san Giovanni della Croce ci aiuta a capire. Uno dei frati di Giovanni aveva una semplice croce fatta di palma. Giovanni gliela prese. Il frate ne aveva un’altra più piccola; la croce era certamente senza valore, ma Giovanni si rese conto che il frate era attaccato a questa piccola croce in un modo disordinato. Apparentemente era diventata non negoziabile, ma indicava il rapporto errato che il frate aveva con essa. Giovanni osservò che se l’uccello è tenuto da una grossa corda o da un filino d’oro, è comunque legato. Il cuore, schiavo dei suoi idoli, non desidera liberarsi per rispondere all’invito dell’Amato perché vive la paura della perdita. C’è una gravità nell’attaccamento che rende la persona poveramente accordata a Dio. Si diventa ciò che si ama. Ecco perché sicuramente un falso Dio farà crescere un falso io.

San Paolo ricorda che siamo “Stati chiamati a libertà” (Gal 5,16). Aiutare la libertà ad andare oltre  gli interessi, le necessità per rendersi disponibili all’azione dello Spirito e crescere nell’amore dell’Altro rende possibile il cammino di umanizzazione quanto mai necessario oggi.

 

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