Reggersi sull’amore

Quaerere Deum è da sempre l’anelito di ogni vita assetata di Assoluto. Cercare il suo volto, è abitare il desiderio costante di una Presenza. Desiderare Dio è riconoscersi oggetto di uno sguardo acuto, penetrante e di una volontà amica il cui unico desiderio è ricevere una libera risposta d’amore al suo amore. Ogni ricerca, dipanata in questa via amoris, è preludio di ogni vocazione. Sperimentare la chiamata di Dio significa, infatti, percepire la presenza dell’amore, provare la forza di attrazione dell’amore, sentire il bisogno di essere amore. Tutto è concentrato nella vicenda del Verbo Incarnato, nella sua ”spoliazione” e nella sua offerta sulla croce, dove è impossibile all’occhio umano riconoscere la potenza di Dio come è impossibile misurare l’incommensurabilità di un amore estremo. E tutto è raccolto in quei pochi frammenti di pane che compongono l’Eucaristia – abisso grande di svuotamento del Signore- nei quali anche il fascino della sua umanità è nascosta, dove tutto è lasciato in balia della nostra possibilità, capacità e volontà di credere. Ora, la chiamata alla vita consacrata e, nel caso specifico a quella monastica, si fonda e si regge solo su questo amore di Dio, così vissuto in Cristo. È provare a vivere davanti a Dio come risposta incondizionata di amore al suo amore e, al contempo, declinare, con la stessa intensità e qualità, l’amore verso ogni persona. Questa è la chiamata; questa è la sfida: entrare profondamente nel movimento di amore di Cristo, partecipare al mistero del suo svuotamento, del suo abbassamento alla nostra piccolezza ( cf. Fil, 2,5-11); assumere il grido di abbandono di Gesù sulla croce come momento più alto del suo grande amore per l’uomo; fare della “debolezza” di Dio il paradigma del nostro modo di amare….e poi, amare secondo questo amore di Dio, un amore che, mentre esprime la gioia di appartenergli, supporta il cammino altrui verso quel gioioso incontro. Allora, nella misura in cui la fede in Gesù è vissuta come amore, si hanno buoni motivi di fedeltà alla vocazione monastica. Fedeltà all’ascolto: Aderire alla Parola con la quale Dio si rivela e attraverso cui rinnova sempre la sua promessa d’amore. Fare della Parola la radice di ogni azione, il criterio primo di ogni scelta. Affidare alla forza della Parola quanto in noi è ancora incompiuto. (cf. Mc 4,26-27). Fedeltà al silenzio: Riscoprire il senso del raccoglimento e della quiete interiore che conosce molte contraddizioni ma è fondamentale per una vita di lotta contro la dispersione, l’ansia, la distrazione. Fedeltà alla preghiera: Poggiare la sguardo su Dio nel silenzio e nell’amore. Ricercare Dio e la sua volontà amorosa. Fedeltà all’offerta: Gustare, giorno dopo giorno, la gioia di essere di Dio accogliendo tutto dalle sue mani in unione a Cristo Signore e Salvatore. Fedeltà alla comunione fraterna: Credere che Cristo è anima e vita di tutto ciò che esiste, presenza trasformante dell’io e del tu fatti noi, forza di amare che diviene identità. Poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. (Gal 3,27).

Ricordati sempre che Egli ti cerca e ti ama. Che vuole trasformarti in un altro Lui stesso: lasciati trasportare su questi monti luminosi dove si consuma infine l’unione con Dio! Poiché Egli dimora in te, bisogna che tu lo doni, che dovunque e sempre la tua anima lo irraggi. Egli vuole consacrarti con i suoi tocchi leggeri affinché attraverso tutto tu sia il suo sacramento. (Beata Elisabetta della Trinità)

1 Comment
  • a.m.
    Pubblicato alle 11:33h, 07 Marzo Rispondi

    Bellissime e profonde riflessioni. Grazie!
    …ma tutto dipende dalla capacità e possibilità di credere.

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