ingresso monastero janua coeli

Primi passi

Continuiamo ad accompagnarci reciprocamente nel cammino di ricerca del volto del Signore .

 Lo facciamo provando a seguire un filo conduttore e di approfondire dei temi che riteniamo importanti per il cammino.

In questo incontro vorremmo posare lo sguardo sulla dimensione contemplativa della nostra vita, sul cuore mistico della nostra vocazione cristiana e monastica: mettere al centro della vita il rapporto con Dio, l’esperienza dell’amore di Dio. 

Forse per poterti addentrare meglio nella conversazione devi fare un piccolo sforzo: non fermarti a motivi superficiali da cui credi di essere attirata smanettando nel nostro sito o nella  nostra pagina Facebook, ma ti invitiamo a domandarti seriamente quali sono le ragioni profonde della tua ricerca poiché solo le ragioni profonde possono agevolare un ascolto fecondo e lieto, senza dover cercare poi nuove compensazioni per riempire un vuoto incolmato.

Vi è un’esperienza centrale nella vita cristiana

senza la quale tutto il resto rischia di perdere il suo senso e la sua vitalità:

è l’esperienza dell’amore di Dio

che, come il cuore nel corpo, trasmette la vita a tutto il resto. Spesso, è come se questa esperienza centrale non ci fosse, o non fosse veramente importante; non ne prendiamo coscienza se non quando la drammaticità della vita ce ne fa percepire il bisogno. 

È l’esperienza del rapporto di amore che Cristo ci offre dalla Croce,

un amore che arriva fino al dono della vita al prezzo di un semplice ”stabat”. 

Ecco la vita mistica: sperimentare l’amicizia di Gesù e “stare”, “ stabilirsi” in questa esperienza non immobili e statici ma come posti in un posto sicuro.

Questa esperienza diviene un bene umanizzante perché ci conduce verso un nuovo modo di vivere.

San Paolo direbbe: “Se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove.” (2 Cor 5,. 17) 

Il primo passo

per poter entrare in questo dinamismo di “unità interiore “, nell’unione di cuore con Dio è necessario “vedere” le spaccature, le molteplicità, le divisioni che portiamo in noi, quelle che ci fanno spesso sentire inquieti, insoddisfatti, tristi, paurosi…

Lo sguardo sincero su noi stessi si apre nella preghiera quando davanti a Dio, mettiamo le nostre azioni, i nostri pensieri, le nostre parole e con umiltà chiediamo che ci doni la Sapienza del cuore per riconoscere le molteplici catene che ci avvinghiamo.

Ci aiuta molto la vita sacramentale e il confronto con una guida spirituale che accompagna il nostro discernimento e il nostro cammino spirituale.

Nel procedere si fa sempre più forte il bisogno di ritrovare un’unità in noi e questa unità è un rapporto, la relazione col Signore. Il passaggio necessario per vivere da una molteplicità dissipata e forse anche ostile a un’unità è il rapporto col Signore.

Mettiamo allora a fuoco la situazione esistenziale della nostra ricerca di Dio del nostro bisogno di Dio; dell’esperienza dell’amore di Dio, ma non dicendo a noi stessi che forse  dovremmo pregare di più, meditare di più, ascoltare di più la parola di Dio, adorare di più… o incontrare meglio Cristo nel prossimo;  questo è importante e utile  ma prima di ogni cosa dobbiamo prendere coscienza della concretezza in cui si sta giocando la nostra vita che  comprende anche Dio; prendere coscienza che nelle situazioni normalissime di questo oggi noi siamo immersi in Dio: “In lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At 17,28). 

Un altro passo:

convertirci alla consapevolezza del desiderio di Dio per noi e della sua presenza che situa in modo totalmente nuovo la nostra vita, tutto il nostro muoverci interiore e esteriore, tutta la nostra esistenza. 

Forse non saremo mai abbastanza consapevoli del desiderio che Dio ha di noi, della sua ricerca dell’uomo, della sua brama di relazione con noi…del nostro essere fatti da Lui per Lui. 

“Tu ci hai fatti per Te Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te” (Conf. 1,1,1) 

Dove riposa il mio cuore?

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