vita in monastero

Necessità della grazia

Scorrendo i testi della tradizione carmelitana potrebbe nascere – per i non addetti ai lavori – un fraintendimento…

Potrebbe sembrare che l’ascetismo rigoroso conduca all’unione con Dio, che gli idoli della nostra vita possano essere rovesciati con uno sforzo coraggioso, isolandosi, andando via dalla vita. Non è così! Il messaggio che il Carmelo lascia a tutti è la necessità della grazia di Dio, e la buona notizia è che la grazia è sempre possibile. A noi è chiesto semplicemente di aprire la nostra vita. Nella Salita del monte Carmelo Giovanni della Croce offre consigli diversi per distaccarsi da tutto ciò che ingannevolmente ci tiene al suo servizio, consigli che a prima vista sembrano non necessariamente molto restrittivi e persino in qualche momento poco equilibrati. Giovanni ci tiene a puntualizzare che l’ascetismo da solo non riuscirà mai a liberare il cuore schiavo degli idoli. L’idolo, anche il più piccolo, procura un po’ di nutrimento al cuore: un po’ di gioia, una certa identità, un po’ di sicurezza a chi si sente pellegrino e affamato. Da solo il cuore non è in grado di rinunciare a questo nutrimento per entrare in un vuoto affettivo e aspettare il Signore, non sarebbe logico! Soltanto quando il cuore ha qualcosa di meglio da offrire può staccarsi da quello che teneva stretto per sé… Soltanto quando Dio entra nella vita e accende un amore profondo che attrae più dei piccoli amori, è possibile aprirsi e abbandonare gli idoli. Con l’invito di un amore così forte si arriva a lasciare andare la presa dei propri idoli e facilmente questi spariranno del tutto. Il cuore passa da un amore all’altro. Dal momento che Dio è il centro dell’anima, a noi il compito non tanto di andare a cercare un Dio lontano, quanto di risvegliare in noi la realtà di quel Dio che è “sempre già qui”.

 

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