14 Mar Lascia la brocca
Ci fermiamo oggi lì dove si ferma il Signore: al pozzo.
Gesù oggi viene verso questo pozzo segreto che è il tuo, il mio cuore. Apre il pozzo e fa nascere una sorgente che sgorga, che zampilla vita: oggi può nascere dentro di te il canto di una sorgente.
La sorgente:
acqua che esce, che zampilla, che va, che è più di ciò che basta alla mia sete: è acqua per gli altri.
Veniamo alla preghiera spesso per prendere quanto serve alla nostra sete , ma continua il cammino e oggi una spinta in più per diventare tutt’altra creatura, diventare colei che dona, colei che placa la sua sete placando la sete d’altri, colei che si illumina quando illumina altri, colei che riceve gioia donando gioia.
Lascia la brocca, corri, chiama, annuncia, testimonia, profetizza.
Allora ti diamo Un nuovo piccolo input per discernere mentre fai il viaggio con Gesù verso la Pasqua … verso il tuo si.
La nostra vita: un lasciare l’anfora e vivere la compassione di Cristo come cammino, come via, che solleva noi e aiuta l’umanità a uscire dal suo smarrimento.
Il volto della vita contemplativa: un saper “ lasciare la brocca”
L’atteggiamento contemplativo è il luogo in cui la compassione spesso impotente – che proviamo di fronte alla sofferenza delle persone come anche della creazione – permette a Dio di esprimere la sua compassione onnipotente.
La nostra corsa si fa intercessione anzitutto col nutrire la coscienza che il vero bisogno di ogni uomo è il bisogno di Dio, della sua vicinanza, del suo amore.
Quando preghiamo, quando coltiviamo la coscienza della presenza e dell’amore di Dio, quando lo cerchiamo e amiamo nelle piccole cose di ogni giorno, lavoriamo davvero alla consolazione del mondo, corriamo una corsa che arriva sino al fondo del disagio umano.
Non si tratta di essere devote, di rifugiarci in una preghiera-alibi.
Al contrario, si tratta, effettivamente, di portare il nostro sguardo sul mondo con Dio e di entrare in una compassione capace di intenerirsi per la sofferenza dell’umanità fino in fondo: fino alla compassione di Cristo.
Ferme con lo sguardo su Dio, noi possiamo riconoscerci nella notte, nelle prove, nelle tentazioni, che subiscono tanti nostri fratelli e sorelle perché abbiamo fatto e facciamo anche noi per prime esperienza della notte oscura sperimentata da Gesù nella passione.
E al di là poi di tante esperienze faticose che ognuna potrebbe essere chiamata a passare, noi, come tanti fratelli e sorelle, portiamo su di noi il vuoto di un Dio mai pienamente conoscibile dall’uomo.
Anche per la nostra esperienza di un Dio “totalmente Altro”, noi possiamo compatire tanti che sono lontani dal mistero di Dio
Viviamo un’epoca di grande impotenza ma, coltivare lo sguardo contemplativo ci permette di crescere nella verità e attualità della parola di Gesù: “In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12,24). La morte del chicco di grano, e già prima il suo lento e nascosto marcire, gli permette di portare molto frutto.
La legge del chicco di grano, certo, non è un’alternativa all’impegno, anche attivo per il bene dell’umanità.
Al contrario, deve penetrare tutto ciò che facciamo e tutto ciò che non possiamo fare, perché la legge del chicco di grano è la condizione di ogni fecondità. Avere e vivere di questa coscienza è il nostro compito, in uscita, come monache contemplative.
Quando siamo davanti a noi stesse, così come siamo e davanti all’altro, così come è, quando ci è evidente il nostro limite e quello dell’altro, e tutta la realtà si manifesta come piccole tessere di un infinito mosaico; quando possiamo dire con la samaritana al pozzo:“non ho marito” -perché sono molti i legami che aggrovigliano il cuore in modo insano- può sorgere una tenerezza per noi, possiamo anche noi sentirci leggere dentro con infinito e mite amore. E se osserviamo ancora, in quella tenerezza, può germogliare una compassione e una comprensione profonda, un rispetto, un inchino pieno dello sguardo di Dio che ci toglie la parola e ci confina in un silenzio carico di misericordia.
Va al pozzo la donna di Samaria come mendicante d’acqua e ne ritorna come mendicante di cielo.
Come la samaritana, puoi anche tu lasciare l’anfora di una vita piccola, magari opaca e correre a raccontare di un Signore capace di farti alzare gli occhi, di far nascere anche in te una mendicante di cielo. Capace di far nascere tra le tue mani una sorgente.
Nessun commento