Il tuo volto Signore io cerco

Signore desidero conoscerti!
« Faciem tuam, Domine, requiram »: il tuo volto, Signore, io cerco (Sl 26,8). Siamo pellegrine alla ricerca di un volto; viviamo nel tempo portando nel cuore la ricerca di Colui del quale la Bibbia dice «Egli è tutto» (Sir 43,27). Viviamo assorbite dall’unico impegno di far convergere pensieri, desideri, passioni, sogni, paure, incertezze …. dentro un solo pensiero: Gesù; e di portare azioni, parole, relazioni … dentro un unico atto: l’amore. Il Suo Nome si incide lentamente sul cuore lasciando il segno di un amore sofferto, offerto e sempre più dilatato, moltiplicato. Lentamente il suo Nome entra, attrae, vuole la nostra umanità nonostante questa non abbia nulla di estraneo a ciò che è umano. Ci seduce e trascina nella ferialità dove ci plasma e ci invita -con pazienza e perseveranza- a rinunciare alla ostinata volontà di vivere sicure e compiaciute di noi stesse, ad imparare l’umiltà di cuore … e a cercarlo, trovarlo e continuare al cercarlo dopo averlo trovato. “Insegnami a cercarti, e mostrati a me che ti cerco. Io non posso cercarti se tu non mi insegni, né trovarti se tu non ti mostri. Che io ti cerchi desiderandoti, che ti desideri cercandoti, che ti trovi amandoti, e che ti ami trovandoti. Io ti riconosco, Signore, e ti ringrazio di aver creato in me questa tua immagine affinché di te sia memore, ti pensi e ti ami; ma essa è così consunta dal logorio dei vizi, così offuscata dal cumulo dei peccati, che non può fare quello per cui fu fatta, se tu non la rinnovi e non la ricostituisci. Non tento, o Signore, di penetrare la tua altezza perché non paragono affatto ad essa il mio intelletto, ma desidero in qualche modo di intendere la tua volontà, che il mio cuore crede ed ama. Né cerco di intendere per credere; ma credo per intendere. E anche per questo credo: che se prima non crederò, non potrò intendere” ( Sant’Anselmo d’Aosta dal Proslogion 1,1). Andiamo a Dio con passi piccoli, cercando e curando il contatto quotidiano con la Parola che «ha il potere di edificare» (At 20,32). Come in un lungo Esodo, snodiamo la vita dentro quotidiane esperienze di purificazione, di liberazione, di perdono, proprio come l’antico popolo della Scrittura, guidate dalla nube ora luminosa, ora scura dello Spirito di Dio, talvolta smemorate di fronte ai molti benefeci ricevuti, altre volte capaci di tradire l’Alleanza e di costruirci idoli falsi per compensare il vuoto di una fede magra o indebolita da dubbi e timori e tuttavia sempre protese al destino di una intimità beatificante col cuore di Dio : «Ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatti venire fino a me » (Es 19,4). Impariamo, tra alti e bassi, pazientemente, e talvolta ostinatamente a “stare”, nel silenzio di tutto il nostro essere, semplicemente coscienti della presenza e dell’amicizia di Gesù Cristo, con l’impressione talvolta anche di perdere il tempo…E a tener duro, nel silenzio, nella povertà e nella supplica ardente, senza abbandonare il desiderio di contemplare il volto del Signore. L’esodo da quella mondanità che ancora ci abita il cuore, diviene esperienza indispensabile anche per imparare a “vivere con”, per prestare attenzione ad ogni sorella come a Cristo, per imparare la stima vicendevole, per vivere concretamente la Parola. L’intera vita, in ogni sua sfumatura, anche in quella apparentemente più insignificante, si appella alla nostra esperienza di Gesù, alla nostra rinnovata e totalizzante adesione al suo Vangelo, alla reale presenza di Dio tra noi, alla motivazione profonda della nostra consacrazione. In tutto cerchiamo e facciamo riferimento all’esperienza aurorale, al principio trasformante che Gesù ha ci iniettato dentro, che ci ha sradicato dai vissuti più eterogenei, che ci ha condotte qua, che ci sprona a rendere il cuore come piccola “Arca dell’Alleanza” dentro cui custodire la Parola, scolpirla nella mente, darle una voce, dei passi, un volto e così trovare Dio in noi, e attorno a noi. K. Rahner in “Vivere e credere oggi “ scrive: «Ci è forse già accaduto di obbedire non perché dovevamo farlo per evitare degli inconvenienti, ma semplicemente a causa di quel mistero, di quel silenzio… che chiamiamo Dio e la sua volontà… Siamo mai stati una volta veramente soli? Ci è già accaduto di prendere una decisione qualsiasi unicamente a causa dell’appello più intimo della nostra coscienza… Quando si è assolutamente soli e si sa di prendere una decisione che nessuno può prendere al posto nostro e di cui siamo per sempre responsabili? Ci è mai accaduto di amare Dio quando nessun moto di entusiasmo sensibile più ci sostiene… Quando questo sembra un salto spaventoso nell’abisso, quando tutto sembra divenire incomprensibile e apparentemente assurdo? Siamo stati qualche volta buoni verso un uomo dal quale non ci attendevamo nessuna eco di riconoscenza o di compren­sione?» Ed ecco la chiave di lettura, il perno, il punto su cui ogni girono cerchiamo di sollevare la nostra vita: In qualunque situazione lieta, triste, di gioia o di sofferenza, nel quotidiano anonimo e ripetitivo, nella bellezza e nella fatica delle differenze… seguitare a credere in Dio-Amore, restargli vicino, fare esperienza di Lui alimentando il coraggio di gettarci nel Suo mistero silenzioso senza riceverne, apparentemente, altra risposta che la forza di credere, di sperare, di amare e in, definitiva, continuare a pregare: Signore desidero conoscerti!

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