sentiero nel bosco

Il cammino di ogni giorno

Mentre essi andavano, furono purificati. 

Mentre andavano … una parola davvero per noi, che andiamo e, pur rendendoci conto del cambiamento che sta avvenendo in noi, non sentiamo l’urgenza di tornare indietro perché l’andare avanti ci prende, la ricchezza della novità, il poter recuperare il tempo perduto … Eppure non si può passare sotto silenzio la grandezza dell’amore ricevuto. Quante cose passano come “scontate” nelle nostre giornate! E non sono “scontate”. Ce ne rendiamo conto quando un piccolo imprevisto ci blocca, ci rende incapaci di … Basta una congiuntivite allergica per impedirci di vedere nei dettagli o un malessere alla schiena per toglierci la libertà di movimento. Allora ci ricordiamo della preziosità della buona salute di cui mai rendiamo grazie. Un samaritano, uno straniero, ha apprezzato e riconosciuto il dono ricevuto. E proprio allo straniero viene riconosciuta da Gesù la fede, quella che gli altri non hanno dimostrato di avere. Lo stupore del ritrovarsi oggetto di amore, ecco il miracolo della fede. La vita di quest’uomo si è sanata interamente perché, andando dai sacerdoti, ha portato con sé anche l’incontro con Gesù. Il suo cuore si è allargato a molto di più che a un ritorno alla vita precedente. Nel suo tornare indietro a vivere il momento della guarigione con il Maestro ha dato alla sua vita il respiro dell’eternità.

Il cammino di ogni giorno è spesso una trafittura al cuore, un cuore che facilmente esplode per un banale vuoto di risposta da parte dell’altro o un cuore che si chiude in una sottile rassegnata disperazione di non essere significativi per nessuno. Il Maestro oggi ci richiama nel dirci che presenza chiama presenza. Il bisogno di essere riconosciuti e amati per se stessi è antico quanto è antico l’uomo, è un bisogno scritto nelle fibre del suo esistere e non può essere taciuto o misconosciuto, né strapazzato colmandolo di piaceri e di soddisfazioni temporanee. Varcare i confini della propria individualità per entrare in punta di piedi nel territorio altrui costa fatica, perché togliersi gli scarponi di ferro con i quali abitualmente camminiamo sui sassi irti delle nostre difficoltà e intolleranze profonde richiede come prima cosa “guardarsi per bene” per rendersi conto che i confini della comunione sono non terre di conquista e di dominio, ma approcci di dono. Dopo che abbiamo percorso sentieri impervi e il cuore batte forte perché pretende di essere capito, come fermarsi e arrivare a percepire il grido della solitudine altrui che chiede a noi comprensione? La lebbra dell’amarezza e di un pianto ingrato che corrode il tempo di grazia accomuna e divide: dieci lebbrosi, isolati nell’isolamento, uniti nel chiedere pietà al Signore della storia. Ci sentiremo abbastanza stranieri da accorgerci, stupiti, della vita restituita, per tornare a rendere grazie? Oppure continueremo per la nostra strada, come nulla fosse accaduto? L’augurio per tutti noi è che le cascate di misericordia dell’Amore che inondano le nostre giornate di bellezza ci rendano capaci di danzare al crepuscolo della sera e di cantare nelle notti del mondo e dello spirito i segreti di Colui che in questo deserto è venuto a camminare con noi.
Tornare indietro

MEDITAZIONE
Domande
Tornò indietro lodando Dio a gran voce … Hai provato mai a tornare indietro, negli spazi di vita già vissuta, per riconoscere i momenti di incontro con il Signore, momenti che sono stati l’inizio di tempi nuovi? In quel tornare indietro c’è tutta la grandezza dell’uomo. Chi non si esercita a far memoria della grazia ricevuta, non ha gli occhi per vedere neanche quella che attualmente riceve e sta sempre proteso a ricevere altro! Quanta ingratitudine ci abita …

Chiave di lettura 
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava … Si va verso una direzione ma nel frattempo si incontrano altre realtà. Realtà che interpellano, che non lasciano indifferenti, soprattutto se si ha, come è auspicabile, il cuore aperto alla vita in ogni sua espressione. Si parla di incontri, perché il più delle volte non c’è bisogno di andare a cercare le occasioni, queste vengono da sé; sta a noi il rendercene conto e il viverle come possibilità di scambio esistenziale. A Gesù vanno incontro dieci lebbrosi. Si fermano a distanza. Quanto è triste questo modo di vedere: questi uomini sono non più considerati come tali, ma identificati con la loro sventura. Sono dieci uomini malati di lebbra, diventano dieci lebbrosi. Un aspetto della loro vita viene esteso a tutta la loro persona e non c’è più distinzione. Il rischio del contagio c’è, quindi chi ha la lebbra deve stare lontano. Quella distanza si fa colpevolezza, quasi fosse indice di male meritato. Gesù, entrando nel villaggio, diventa per loro una speranza di ritorno, la speranza del tornare ad essere uomini, degni di convivenza, di attenzione, di relazioni, degni di essere chiamati per nome. Riconoscono in Gesù il Maestro e chiedono per loro lo sguardo della pietà. Gesù li vede e rispetta la loro posizione di distanza. Li raggiunge però con la sua parola che è più che medicina, è già ritorno. Dice infatti: Andate a presentarvi ai sacerdoti, che è il passo successivo alla guarigione. Chiede loro questa fiducia. Incominciate ad andare come lebbrosi, per via vedrete la vostra guarigione. Loro vanno, e strada facendo si vedono guarire. È una costante nella storia di Dio questa modalità di salvezza. Vai e poi ti dirò … vai e poi ti spiegherò … vai e poi vedrai … La vita nel cammino cresce, si rafforza, si apre a nuove esperienze. Il primo passo è sulla fiducia di una Parola vivente, la Parola di chi ha lo sguardo più ampio e sa dove ti porteranno i tuoi passi. Ai lebbrosi Gesù indica la meta: Andate a presentarvi ai sacerdoti. La sicurezza dell’andare è data. Quello che si richiede è il muoversi verso, appoggiandosi non a se stessi ma a Colui che ha pronunciato parole per noi. Tutti sono purificati. E la gioia dell’avvenimento inonda la loro vita e li rinnova. Nove continuano ad andare e portano con sé la novità ricevuta gratuitamente, uno sente il bisogno di tornare indietro, ai piedi di Gesù che lo ha fatto rinascere. La gratitudine è ciò che ci rende Chiesa: riconoscere a Cristo l’origine di ogni meraviglia nella nostra storia e rendere grazie per la gratuità di cui siamo stati resi partecipi, condividere con i fratelli questa appartenenza di stupore al progetto di Dio. Maria ce lo insegna quando esulta nello Spirito e magnifica l’Onnipotente.

PREGHIERA
Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore: hai ascoltato le parole della mia bocca. Nel giorno in cui t’ho invocato, mi hai risposto, hai accresciuto in me la forza. Se cammino in mezzo alla sventura tu mi ridoni vita. Il Signore completerà per me l’opera sua (salmo 137).

CONTEMPLAZIONE
Gesù, quando mi sento straniero di fronte alla vita, tu sei il mio popolo. Quando tornare a te significa lasciare che gli altri vadano per la loro strada, e camminare da soli, tu sei l’altro che non mi abbandona. Quando le tue parole mi scendono in cuore come balsamo perché mi restituiscono l’integrità dell’essere da te guardato e accompagnato, tu sei il mio desiderio. A gran voce la mia vita ti loda, e non ho timore di prostrarmi davanti a te, ai tuoi piedi, perché il vederti sovrastare la mia persona mi rassicura. Quanto sono importante per te per ricevere tanto amore? La mia immensa dignità me la narrano i tuoi occhi, rivolti su di me. A te rendo grazie, Gesù, a te che sei la meta di ogni attimo!

Seguirò, Signore, le tue parole come tracce per tornare a vivere, ma prima di continuare il cammino fa’ che io torni a guardare tutti i luoghi della tua presenza che ho attraversato senza conoscerne il nome. Quei silenzi, quel sentirsi toccare il cuore, quella leggerezza di sentimento e quell’ardore nel cedere all’amore nonostante tutte le ritrosie, quel risorgere dopo notti di spossatezza da situazioni indicibili di costrizione interiore… tu eri là, e io non ti avevo riconosciuto. Pensavo fosse la vita che mi aveva ridato quel che mi spettava, e solo ora comprendo che era tutto dono quello che ho ricevuto. Donami occhi trasparenti, mio Dio, per rivedere tutto ciò che è stato alla luce del tuo volto con le lenti del gratuito. Che io percorra la via del ritorno con il tuo sguardo, Gesù, perché la memoria delle mie piaghe sia il dolce rimpianto di non averti riconosciuto e la gioia di oggi riscaldi di nuovo abbraccio l’isolamento amaro di ore interminabili e sconsolate, le ore dell’abbandono e dell’inerte ripiegamento. Che io non sia più straniero, Signore, alla mia vita!

Il Vangelo dei piccoli
Gesù è in cammino. Questa esperienza di Gesù tra gli uomini ci parla di quanto piaccia a Dio stare con noi. Lui viene a camminare sulle nostre strade perché noi possiamo andare a incontrarlo quando vogliamo o anche perché possiamo incrociare il suo sguardo mentre andiamo per conto nostro. Sta di fatto che non tiene lontano nessuno da Sé. Anche quando noi viviamo nel male e contagiamo di male chi sta vicino a noi, possiamo gridare a Gesù e Lui ci guarisce dal male. La lebbra del peccato non si vede, ma c’è e fa male ovunque. Tu pensi che una tua mancanza di amore faccia del male solo a te e a chi la riceve? No. Quella mancanza si ripercuote in tutto il corpo della Chiesa; succede come quando nel tuo corpo ti fa male una parte. Sta male tutto il corpo. Se ti fa male un dito, stai male per intero. Così se ti fa male un dente o lo stomaco… Questa cosa vale anche per il bene. Se tu stai in salute, stanno bene tutte le parti del corpo. Così se tu vivi donandoti, il corpo della Chiesa riceve quel dono, anche se il dono tu lo vivi nel tuo paese, con le persone più vicine. Allora sappi che la tua vita è legata a quella di molte altre persone. Se poi pensi che Gesù è il cuore del mondo, la tua vita è legata alla vita di ogni persona nel mondo. Per trasmissione di sangue (il sangue di Gesù) si porta vita o morte a tutti. Gesù guarisce dalle ferite del peccato, ma la tua libertà ti fa andare lontano da Gesù (tanto ormai sei guarito) o tornare a Lui per manifestargli la tua gioia. Vedi tu quello che vuoi fare. Certo se torni da Gesù e vivi con Lui qualsiasi cosa, tutta la tua vita si trasforma, perché Gesù è Gesù! Niente e nessuno possono sostituirlo. Ma ci pensi? Dio per guardarti negli occhi si è fatto piccolo! Lui, immenso, si è fatto uomo, uno di noi. Non vuoi incontrarlo? Lasciati guardare e guarirai.

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