eucaristia

Eucaristia : lo splendore dell’essere

«Dio è bello sempre e uniformemente, escludendo qualsiasi difetto di bellezza, a partire dalla variabilità che è il primo difetto». (TOMMASO D’AQUINO, In Div. Nom. IV, lect. 5, n. 346.)

Eucaristia: lo splendore dell’essere, la vivacità della vita, il segno del ritrovarsi attorno all’Invisibile contribuiscono a creare, nell’atmosfera propria della liturgia, il senso della comunione fra cielo e terra. Gli occhi che confluiscono verso l’altare, la posizione frontale, l’attenzione luminosa che viene dal profondo, aiutano a percepire la presenza offerta, donata; ci si sente accolti prima di essere noi ad accogliere, perché Qualcuno è già lì ad attendere… prima ancora di decidere di andare. La campana che suona lascia come piume che lievemente si posano rintocchi di memoria e un segreto invito: Lascia e vieni! il mondo di Dio è sempre presente e attento verso la Chiesa in cammino.

E quel momento unico di bellezza che apre le porte del tempo e permette di partecipare ai divini misteri resta per ognuno una pietra di fondamento. Per qualcuno è roccia su cui costruire se stesso, per altri un sasso di inciampo… La bellezza dell’incontro pervade interamente quando il Cristo è fra i suoi; è Lui che fa belle tutte le cose elargendo loro la sua luce e il suo fulgore e ci rende capaci di produrre cose belle. Del resto ogni bellezza, anche quella sensibile che l’uomo può ammirare, proviene dall’unica luce dell’essere e ad essa orienta ogni spirito. Ogni cosa è tanto più bella quanto più è luminosa, ed è tanto più luminosa quanto più svela l’Essere, Dio. E quanto più partecipa della sua intrinseca coerenza, verità, bontà tanto più lo svela.

Ma l’uomo, per quanto si sforzi, sperimenta una bellezza sempre ridotta, uno splendore attenuato dalla materia della sua immagine. Consapevole di questa riduzione di bellezza in forza della sua spiritualità, resta inquieto in ogni sua esperienza: è il sentimento a lui più necessario perché lo rimanda al desiderio del puro Splendore, della Bellezza delle bellezze, sempre cercata e mai interamente sperimentata. La sua apertura a Dio è limitata e incostante; ecco perché la bellezza che l’uomo riesce a cogliere e ad esprimere ha sovente la fragilità di un sogno e soffre l’insidia del brutto. L’Eucaristia, esperienza a veli infranti nell’amore consumato, si offre a lui come fuoco geloso e rapimento. Beatitudine di un Dio innamorato che si confonde con un uomo desolato. E più si delude, più è cercato.

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