19 Gen Perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.
Ti consegno poche battute della mia esistenza al Carmelo, dove sono giunta dopo un cammino intenso fatto di impegno, incontri, successi e fallimenti.
Dopo aver conosciuto la gioia, la fatica, la ricchezza di relazioni importanti, il malessere dell’abbandono, la difficoltà dell’incomprensione, il piacere e la forza dell’intesa. Il dono inestimabile dell’amicizia.
La soddisfazione e il peso del lavoro fatto col sudore della fronte…e la corrispondenza di progetti importanti realizzati in compagnia di persone importanti e di comunione di intenti.
E tutto questo era vita, vita bella, vita buona ma ad un certo punto non era più vita piena e abbondante.
Cercavo altro.
Vi è una preghiera eucaristica del IV sec. che esprime bene quello che era il nucleo centrale del bisogno che avvertivo. La preghiera si rivolge a Dio e dice:
Ti supplichiamo di renderci realmente vivi.
Un bisogno pervasivo di entrare in contatto con il contenuto di verità del cuore, in modo personale, onesto e se vuoi paradossale.
Cominciò un cammino di ricerca in luoghi inattesi e per molti non convenzionali. Cercavo un luogo dove altre come me erano giunte ricercando intensamente il senso profondo e la misura dell’esistenza umana; un luogo dove esplorare e sperimentare cosa significasse essere veramente donna, madre, sorella, compagna, amica, con tutte le tensioni e tentazioni che questo comporta, con la lotta e l’incontro con il bene, quello “Vero”, e con il limite, persino il male che può trasudare dai tratti deformati e sfiguranti di chi ci sta intorno e di quanto portiamo dentro.
Essere più umana, rimanere veramente viva.
Fare cioè esperienza di Dio, mettere alla prova la mia disponibilità a vivere ma anche a morire per Lui, questa la mia tensione.
Fu così che arrivai al Carmelo, un luogo dove altre donne come me sono giunte per cercare Dio e imparare gradualmente a conoscere se stesse, le proprie limitazioni. Un luogo dove, se stai in coro o nell’orto, in cucina o in lavanderia, nel silenzio della cella, o nella condivisone allegra e lieta delle ricreazioni, … non importa! Si sta ad una presenza viva, assidue, fiduciose, oneste nel processo di trasformazione del cuore. E ci sono dei tratti, che la Regola consegna e la comunità trasmette vivendo, facendo continuamente vibrare tutte dell’unica tensione: la ricerca dell’Unico necessario, nel silenzio, nella solitudine, nella meditazione notte e giorno della Parola, nel lavoro, nello scambio fraterno…. attraverso una fedeltà dinamica e creativa ad un carisma che attrae per osmosi va alle radici, mette ali, guarda con sapienza, oculatezza, propositività al tempo presente.
I giorni passano e si fa sempre più impellente l’invito alla trasfigurazione. Il Carmelo è una casa ma anche una via ove puoi tenere alto il desiderio di Dio, una casa e una via di incontro profondo con le proprie tenebre, non di fuga. Una casa e una via dove vivere per Dio. Una casa e una via dove il silenzio e la solitudine sono un modo di attendere, un modo di ascoltare, un modo di osservare, aprono alla verità di sé e all’incontro autentico dell’altro.
Marcella
Pubblicato alle 18:46h, 22 GennaioQuesta lettura fa vibrare il mio cuore e allo stesso tempo lo protende alla continua ricerca di silenzio e di completezza che solo nel Signore dimorano e si fanno pieni di significato vero.
Con Lui, in Lui e per Lui si percorrono vie inaspettate, vie vecchie e vie nuove, in salita e in piano, ma sempre, sempre in continuo movimento attraverso le nostre minuscole vite e a fianco del Suo Cuore pieno di sovrabbondante e inesauribile Amore
Mario
Pubblicato alle 23:39h, 19 FebbraioCercavo altro…
Ho vissuto anni fà un periodo della mia vita all’insegna del cercare altro; leggevo mi isolavo e come se vivevo a ridosso di due situazioni … forse una “migrazione del mio essere verso una dimensione spirituale.
Quando la mia anima era ancora avvolta nella tenebra lessi le confessioni di Sant’agostino; e Hetty Hillesum. Con la lettura del primo e come se la mano del Santo si fosse trasformata in una morsa; intuivo che con il proseguimento della lettura aumentavano i miei timori : ero partito col piede sbagliato anzi con un’anima nera come il carbone “ Con Hetty Hillesum le cose andarono diversamente; lessi come visse i suoi ultimi gg nel campo di concentramento mi fece piangere non poco: il suo modo naturale di aiutare gli altri “nel corpo e nell’anima” sentii di averla sempre amata avvertivo una profonda sintonia di azione… intuivo che dietro questa grande anima c era Lui il mio Dio. Non l’avrei mai trovato inoltre non ne ero degno…
Il nostro incontro è avvenuto in un modo soprannaturale l’iniziativa l’ha presa lui, e da diciotto anni chi ogni gg penso a lui, ho fatto esperienza della sua misericordia, del suo amore, della sua salvezza. Ma non ho da rallegrarmi poichè mi sento incapace di corrispondere al suo dono. Mi riconosco in pieno con delle parole che lessi anni fà: “ il mio corpo è come diventato terreno di scontro fra due entità” … domani è un’altro gg
un grazie x il gg che si è appena concluso.
mario