essere discepolo

Un faccia a faccia nel buio
Il Signore parla in tanti modi: attraverso la nostra vita ordinaria, liturgica, comunitaria, di lavoro….; la vita e le vicende di quanti, in vario modo, bussano alla porta del monastero….; i fatti di questo tempo con le loro mille sfumature. E ancora… noi, monache carmelitane, ci inseriamo nel cuore della storia mediante il nostro impegno di preghiera, di silenzio, di lavoro per dichiarare sempre e comunque il primato di Dio e la fiducia nel suo amore anche agli sguardi smarriti che non sanno o non riescono a riconoscerne la presenza. A giorni, (il prossimo 8 settembre) la nostra comunità avrà la gioia di celebrare la professione semplice di una novizia: Monica… da qui il tuffo nella riflessione di oggi spinta dal desiderio di mostrare il volto serio, esigente, radicale e per questo affascinante e ineludibile della sequela di Gesù. Ci aiuta la Parola: “In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: 
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. 
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. 
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».
(Lc 14,25-33). Così è iniziata l’avventura di Monica come anche quella di ciascuna di noi: Gesù si è voltato verso la folla a cui appartenevamo, ci ha rivolto un invito ben preciso e ci ha proposto un tracciato non facile lasciandoci intravedere la trama di un amore incommensurabile ma dal prezzo molto alto. Ecco perché per proseguire sulla strada che abbiamo imboccato, dobbiamo ogni giorno ricordare che questa ci conduce con Gesù a “portare la nostra croce” , a rinunciare alla “nostra vita” e agli “averi” che possono ostacolare la strada e far perdere il sapore, cosi come anche ai legami familiari più stretti e cari. Questa rinuncia a beni e affetti come alla stessa vita, diventa effettivamente un “portare la propria croce” e cioè una vita crocifissa, come aveva detto Paolo: “Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo” (Gal 6,14). Ma è davvero una vita bella. Il sale è buono e bello, come è buono e bello il “venire dietro a Gesù”. L’avventura è splendida, ma ha un prezzo estremo. Perché avere un pugno di sale senza sapore? Perché una vita di pseudo-sequela se manca la radicale e consequenziale decisione di mettere Cristo al di sopra di tutto? … Come dice il Vangelo prima di mettersi su questo sentiero è bene sedersi, fermarsi, interrogarsi. Anche Monica, per prepararsi al suo primo Sì ufficiale, sta vivendo un tempo prolungato di silenzio, solitudine, vita ritirata. Gesù dice: “Se vuoi…”. Non è un mercante d’illusioni che svela cammin facendo i suoi imbrogli. Gesù parla chiaro: “essere suo discepolo” ha un prezzo e questo prezzo è “tutto” ciò che uno è, ha, e le relazioni di cui vive. Ciascuno è libero. Gesù non impone nulla a chi è partito con lui. Ciascuno può rinunciare alla guerra se pensa di non poter resistere a chi è più forte di lui, ognuno può desistere dal costruire la torre che voleva se vede che non ce la farà a portarla a compimento. Il tutto è sospeso alla nostra decisione. Sì, la sequela di Gesù non è questione di un momento o di una stagione, richiede perseveranza fino alla fine, fino alla morte. E la perseveranza esige un grande amore per Gesù, l’amore da cui nasce la disponibilità ad andare con lui anche dove noi non vorremmo; implica cioè la fede, lo stare faccia a faccia con Lui nel buio (come diceva Elisabetta della Trinità, carmelitana che sarà canonizzata il prossimo 16 ottobre), implica continuare a credere ogni giorno, che sarà lui, Gesù, che nel suo amore per noi «porterà a compimento ciò che ha iniziato » (cf. Fil 1,6) .

3 Commenti
  • Luca
    Pubblicato alle 08:41h, 06 Settembre Rispondi

    A volte la Grazia è questo trovare risposte in un semplice click a crucci logoranti:Grazie!

  • Claudio
    Pubblicato alle 09:31h, 06 Settembre Rispondi

    Grazie
    “…stare faccia a faccia con Lui nel buio …”: preferire Gesù crocifisso e abbandonato.
    Una preghiera speciale per Monica

  • luz
    Pubblicato alle 16:10h, 28 Settembre Rispondi

    que lindas que santidad que Dios las ama mucho

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