19 Gen CHe cercate?
Mi chiedi di raccontarti qualche passaggio del mio cammino vocazionale. Che dirti…
Porto impresso nella mente e inciso sul cuore, il ricordo di quei giorni che hanno cambiato la mia vita.
Ti racconto qualcosa.
Vivevo come tanti, tra studio e amici. Con i miei il rapporto normale di figlia e sorella che cresce e si misura con la concretezza di un quotidiano familiare comune.
Non frequentavo assiduamente la parrocchia ma di tanto in tanto andavo in oratorio dove alcuni miei amici passavano le ore del fine settimana in esperienze di volontariato e tanta allegria. Ma sentivo che quel mondo per me era “poco”.
Da tempo rimbalzava nel mio intimo la domanda: Che cerchi?
Vagavo tra inquietudini e risposte imprecise. Mi guardavo intorno ma senza sapere bene come e dove fissare lo sguardo e dentro di me nascevano solo altre domande.
Cosa voglio fare della mia vita? Dove sto andando? Dove abita per me l’amore? …
Avevo dei progetti e per quelli mi impegnavo nello studio, ero attiva sui social e facevo le esperienze possibili per accrescere le mie abilità e competenze. Ma il cuore rimaneva inquieto, insoddisfatto, mancante…
Cercava un di più.
Man mano in me nasceva il desiderio di pregare e cominciavo a interrogarmi su cosa volesse dire il Signore quando dice: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui».
Mi sentivo fortemente interpellata dalla presenza di Dio nella mia vita .
Un “Tu” a cui voler fare riferimento per riconoscermi nel profondo, per individuare i tratti belli e meno belli del mio carattere, per muovere i miei passi verso una novità del cuore e della vita, per sentirmi amata e per amare in modo libero e liberante.
E mentre cresceva in me la percezione di un desiderio di Dio, e la forza di una mancanza diventava dirompente, anche il mio mondo mi appariva differente.
A casa, all’università, nella mia comitiva, con il ragazzo che frequentavo.
Tutto mi sembrava nuovo. Avevo uno sguardo più pacificato, meno rigido e al tempo stesso, alcune esperienze mi sembravano vuote, alcune reazioni distoniche, certe relazioni svilenti e le cose improvvisamente mi apparivano provvisorie, alcune non necessarie, altre inutili…
Tra le domande intime, su tutte prevaleva quella che un giorno quei due fecero a Gesù:
Dove abiti?
E quasi per osmosi mi sentivo ripetere: Vieni e vedi, vieni e vedi, vieni e vedi….
Così per capire meglio bussai al Carmelo e il Carmelo divenne la mia casa.
Da qui in poi la ricerca divenne cammino.
Il silenzio attorno a me e dentro di me, la solitudine come spazio di incontro intimo con il Signore, l’incontro attento, docile, orante con la Parola il lavoro serio e responsabile, la condivisione ricca, gioiosa e impegnativa della quotidianità nella comunità; l’assiduo e incessante esercizio di conversione della vita in preghiera e della preghiera in vita; il dinamismo di trasformazione del cuore e di assimilazione del pensiero e dei sentimenti del Signore nei tratti semplici e piccoli della giornata, sono diventati la forma di vita a cui anelo: gioia, forza, desiderio di vivere per Dio in una vita consacrata interamente a LUI.
Sono ancora all’inizio del cammino
e ho tanta strada da fare ma sono fiduciosa, imparo pian piano a sperimentare dal di dentro la precarietà della mia esistenza senza di Lui,
Cresco e sono ogni giorno più disposta a riconoscere quanto è vulnerabile e povera la mia risposta se esce dal contesto della ricerca, se pensa a questo stato di vita come un traguardo da raggiungere, se non fa dell’accompagnamento fiducioso e affidato la possibilità e il metodo per camminare, se “smette di sentire una mancanza”.
Giancarlo Radici
Pubblicato alle 13:07h, 23 GennaioDi una figlia così sarei molto fiero,, che la vita di preghiera ti sia profiqua,
Mario
Pubblicato alle 22:44h, 26 MarzoNella vita di fede … ardente e passionale si cammina sempre … per approdare ad una danza eterna dove i due protagonisti ( lo spirito della divina parola ed in nostro entusiasmo fiorito da uno straordinario amore non smetteranno più di danzare nelle nostre profondità. E mentre loro danzano “lentamente” risaliamo in superficie per sbrigare le nostre occupazioni impegni e finito le nostre attività del “piano di sopra” discretamente scendiamo al “piano di sotto” per partecipare alla … danza danza
mario