Discernimento nella vita monastica

Alcuni passaggi di una bozza di lavoro sul “Discernimento nella vita monastica” cui Abba Epiphanius si stava dedicando il giorno precedente la sua morte ci danno lo spunto per riprendere le nostre conversazioni dopo lunghi mesi di silenzio.
Abbiamo scelto questo tema per riprendere il nostro viaggio nella condivisione dei beni della nostra comunicazione virtuale perché anche noi, come Abba Epiphanius, vogliamo pronunciare quelle parole che proviamo a vivere nel quotidiano cammino verso la ricerca del Volto di Dio.
«Il discernimento nella vita monastica
La letteratura apoftegmatica dei Padri del deserto converge nel ritenere che la virtù più importante che il monaco deve acquisire è quella del discernimento (διάκρισις). Nella lettera agli Ebrei si afferma che questa virtù è propria dei perfetti: “Il nutrimento solido è invece per gli adulti, per quelli che, mediante l’esperienza, hanno le facoltà esercitate a distinguere (διάκρισις) il bene dal male” (Eb 5,14). Mi sembra che con discernimento si debba intendere quella sapienza che san Giacomo Apostolo ci spinge a chiedere a Dio: “Se qualcuno di voi è privo di sapienza, la domandi a Dio, che dona a tutti con semplicità e senza condizioni, e gli sarà data” (Gc 1,5). Se meditiamo su queste parole di San Giacomo sul domandare a Dio la sapienza ci accorgeremo che egli altro non fa che compiere un’ermeneutica dell’approccio monastico che viviamo ogni giorno: “Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove, sapendo che la vostra fede, messa alla prova, produce pazienza. E la pazienza completi l’opera sua in voi, perché siate perfetti e integri, senza mancare di nulla” (Gc 1,2-4).
Il discernimento come la più grande virtù monastica
Gli apoftegmi dei Padri del deserto ci narrano che alcuni monaci si riunirono presso abba Antonio per discutere su quale fosse la virtù che il monaco deve lottare per acquisire. Alcuni dissero la preghiera, altri il digiuno, altri la veglia, altri l’umiltà. Ma la risposta di sant’Antonio fu diversa: “Sì, è vero, tutte queste virtù da voi citate sono utili e di esse hanno bisogno tutti coloro che cercano Dio e desiderano avvicinarsi a lui. Ma spesso abbiamo visto persone far perire i propri corpi dedicandosi con rigore ai digiuni e alle veglie, ritirandosi in solitudine nei deserti, e praticando la privazione, tanto che bastava loro il vitto di un solo giorno e davano in elemosina tutto ciò che possedevano. Tuttavia li abbiamo visti sviare dalla retta via e cadere, vanificando tutte queste virtù e divenendo disprezzati. La causa di tutto ciò è che non hanno praticato il discernimento” (Bustan al-Ruhban, detto 32). Lo stesso Antonio dice: “Vi sono persone che hanno logorato il proprio corpo nell’ascesi e che, non avendo avuto discernimento, hanno finito per allontanarsi da Dio” (Antonio 8).
Come esercitarsi a discernere?
Abba Antonio ha sottolineato con insistenza l’importanza della purificazione e della santificazione dell’anima al fine di giungere all’illuminazione. Afferma ad esempio: “L’anima pura è santificata ed è illuminata da Dio perché sia limpida. Allora il suo intelletto pensa ciò che è buono e da esso sgorgano tendenze e azioni buone” (Antonio 52).
Dice inoltre: “Nel corpo la vista è data dagli occhi, nell’anima dall’intelletto. E come il corpo privo di occhi è cieco e non vede il sole, la terra tutta, il mare scintillante e neppure può godere della luce, così anche l’anima che non ha intelletto buono e onesto modo di vita è cieca e non contempla Dio, creatore e benefattore di tutti, non lo glorifica e non può pervenire al godimento della sua incorruttibilità e dei beni eterni” (Antonio 118).

L’importanza dell’acquisizione del discernimento
Il discernimento, in generale, mira a identificare il modo migliore di agire in una determinata circostanza nella quale potrebbe essere richiesta un’azione diversa da quanto generalmente atteso. Abba Giovanni Colobos ritenne che era giusto per lui farsi servire da un anziano, nonostante tutti si attendessero che lui, essendo il più giovane monasticamente, rifiutasse un tale comportamento. È chiaro che un simile procedere da parte sua va ascritto al suo discernimento personale.
Discernimento e paternità spirituale
Il discernimento è anche alla base della paternità spirituale e dell’insegnamento monastico. Una delle più importanti utilità del discernimento è che esso rende capace il padre spirituale di insegnare ai fratelli come comprendere e agire nel modo migliore di fronte alle prove a cui sono sottoposti. Ciò implica il fatto che il padre spirituale è chiamato, mediante il discernimento, a indicare ai fratelli anche modalità di azione dannose o erronee.
“Il padre Abramo, discepolo del padre Agatone, chiese al padre Poemen: ‘Come mai i demoni mi combattono?’. ‘Ti combattono i demoni? – gli dice il padre Poemen -. Non combattono contro di noi, finché facciamo le nostre volontà; infatti le nostre volontà sono demoni, e sono esse che ci tormentano, finché le compiamo. Vuoi vedere con chi combatterono i demoni? Con Mosè e quelli simili a lui’”(Poemen 68). Il fratello viene convinto da abba Poemen che è inutile preoccuparsi troppo di ciò che i demoni fanno contro di lui. La vera lotta di questo monaco consiste nel vincere la sua propria volontà. Questo è ciò che conta di più».

Prendendo spunto dalla saggezza monastica di questo testimone comprendiamo che il discernimento è un’operazione, un processo di conoscenza, che si attua attraverso un’osservazione vigilante e una sperimentazione attenta, al fine di orientarci nella nostra vita, sempre segnata dai limiti e dalla non conoscenza. Un’operazione necessaria per vivere con consapevolezza, per essere responsabili, per esercitare la nostra coscienza. Quando sperimentiamo la fatica della scelta, il dubbio, l’incertezza, oppure cerchiamo un orientamento nella vita quotidiana o nelle grandi decisioni da prendere, noi dobbiamo fare discernimento.
All’interno della grande tradizione cristiana, una definizione del discernimento molto chiara e sintetica e, nel contempo, articolata, è quella di Giovanni Climaco :
«Il discernimento (diákrisis), nei principianti, è una sovraconoscenza (epígnosis) autentica di se stessi;
in coloro che sono a metà del cammino, è un senso spirituale che distingue (verbo diakríno) infallibilmente il bene autentico da quello naturale e dal suo contrario;
nelle persone spiritualmente mature, è una scienza infusa per divina illuminazione, che è in grado di illuminare con il proprio lume anche ciò che negli altri rimane coperto dalle tenebre.
Forse, più in generale, si definisce ed è discernimento (diákrisis) la comprensione sicura della volontà di Dio in ogni tempo, luogo e circostanza, che è presente solo in chi è puro nel cuore, nel corpo e nella parola …
Il discernimento (diákrisis) è una coscienza immacolata e una sensibilità pura … Chi possiede il dono del discernimento (diakritikós) fa ritrovare la salute e distrugge la malattia.»

Nel procedere dei giorni poi, nell’esercizio costante dell’ascolto del cuore si impara lentamente che La legge di Cristo non consiste in un codice esteriore di precetti, ma è la presenza interiore dello Spirito santo che trasforma i nostri cuori, donando loro il senso e il desiderio di ciò che piace a Dio. Il cuore della monaca entra in questo dinamismo con lo Spirito Santo cercando di farsi sempre attento alle ispirazioni e alle sue mozioni. Satana però è molto abile nel trasformarsi in angelo di luce; occorre dunque discernere l’origine delle ispirazioni che riceviamo e la reale natura delle nostre motivazioni. Da questo dipende la qualità spirituale dei nostri atti e non soltanto la loro rettitudine esteriore.
Ogni azione buona in se stessa può essere viziata da una motivazione impura. Questa vigilanza su noi stesse non deve essere confusa con un’introspezione minuziosa e soffocante; saranno piuttosto l’umiltà del cuore e una serena attenzione alla divina presenza a consentire all’anima di percepire come d’istinto ciò che è in dissonanza con lo Spirito di Dio.
Con questo incipit riprendiamo la nostra condivisione virtuale…. Saprà Lui come parlare ai cuori. Buon ascolto!

Nessun commento

Aggiungi un commento