con passo monastico

Continua la nostra riflessione condivisa per rispondere a te e a quante come te ci chiedono chi siamo e come viviamo…. Ci siamo lasciate dicendo che siamo impegnate a diventare ogni giorno di più quelle “operaie” che Dio ci chiede di essere secondo la specifica chiamata alla vita integralmente contemplativa: non delle missionarie da mandare nel mondo, ma delle sorelle che sanno accompagnare se stesse e gli altri verso una stabilità e fermezza interiore, umile e misericordiosa, che permetta a quanti raggiungiamo con la preghiera e con l’impegno di una testimonianza lieta di fare un cammino, nonostante la fragilità fluttuante di cui soffriamo tutti. Proprio con la consapevolezza di questa fragilità che tocca tutti e in particolare, nella chiesa, la vita consacrata, il nostro sogno quotidiano non è quello di suscitare vocazioni, che poi sono un dono gratuito del Signore bensì di essere fedeli alla nostra vita monastica, cercando di vivere pienamente il presente e guardando al futuro con serenità e speranza.
Il nostro quotidiano è fatto di cose semplici, essenziali, sulla scia e nel solco di tante sorelle che ci hanno preceduto le quali con la vita hanno testimoniato una condizione imprescindibile per la monaca carmelitana: non essere troppo visibile, né tanto meno di ricercare una certa onorabilità dal sapore di mondo. Una testimonianza discreta e seria che ci renda evangelicamente visibili e riferimento… Una testimonianza umile che non ci agita, non ci inquieta nell’esigenza di essere rintracciate, cercate, che non ha bisogno di proporsi o peggio di imporsi… solo ci rende sempre reperibili per chi in un modo o nell’altro approda al nostro procedere;

Cosa ci ha condotte a questa vita?
Il desiderio e l’esperienza di vivere alla Sua Presenza. L’appello… l’urgenza interiore di cercare il Suo volto in una vita di preghiera indissociabile dalla memoria della sofferenza altrui. La possibilità e l’opportunità di affrontare le nostre stesse crisi e sofferenze aprendo lo sguardo su versanti di noi stesse a noi stesse sconosciuti… Il crescente anelito ad una vita nello Spirito che parte e si evolve in un cammino di riconciliazione e conversione verso un cuore più largo.

Come?
Attraverso un diuturno e sempre ricomposto impegno di fedeltà alla Parola espresso nella Regola. Impegno di rinunciare ai nostri idoli, compresi quelli spirituali, per dilatare il cuore verso l’Oltre.
L’esperienza conferma che ogni trasformazione attraversa la morte. Partiamo con le idealità, i sogni ma il quotidiano con le sue esigenze, le sue sofferenze, le sue crisi e gli immancabili incidenti di percorso, se li sappiamo attraversare, conduce gradualmente alla rinuncia di noi stesse a all’apertura verso qualcosa che ci supera. E andando avanti si comprende in modo esperienziale perché Dio ha scelto di farsi vicino con l’Incarnazione: Dio che si fa carne ci riconcilia con il nostro limite, la nostra povertà come luogo di verità. E se all’inizio del nostro percorso credevamo di decollare, volare… pian piano la vita spirituale impara ad atterrare e a farci ripartire
dai sentimenti di Gesù, descritti da Paolo nell’inno ai Filippesi: la dolcezza, la bontà, l’umiltà, la tenerezza…
Bisogna sempre ricominciare…. Partire ogni giorno a un’educazione dell’io alla memoria di Colui che abbiamo incontrato e ci ha chiamate a seguirlo. Rimetterci continuamente in gioco perché l’ esperienza “dell’avvenimento” di Cristo diventi lavoro su di noi stesse, e quindi sul rapporto con tutti e con tutto.

Nessun commento

Aggiungi un commento