Cero pasquale

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Il cero pasquale 

E’ luogo comune far risalire l’accensione solenne del cero pasquale durante la celebrazione della “madre di tutte le veglie” nel suggestivo rito ebraico detto lucernario ossia l’accensione dei lumi al tramonto del giorno che precede il sabato. Alla fine del IV secolo troviamo riscontro dell’interpretazione cristologica dell’accensione del cero in riferimento a Gesù Risorto nel rito del lucernario riportato da Egeria a Gerusalemme dove dalla fiamma sempre ardente nella lampada presente nel Santo Sepolcro veniva attinta la luce per accendere i lumi e così diffusa altrove. (cf Diario II, 24, 4).

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Con il distanziarsi dalla dimensione della Scrittura, era impellente il passaggio alla rappresentazione immediata del simbolo per fruire del significato del cero pasquale anche ai fedeli gentili. Evocativi gli inni del lucernario che menzionano un cero segnato con il crisma (rimando al Cristo, l’unto, cfr Prudenzio). Questa unzione si mutò successivamente in una “incisione” a forma di Croce con l’Alfa e l’Omega: la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto greco. L’inserimento dell’anno corrente si avrà nel X secolo.

Per quanto concerne i cinque grani d’incenso è necessario precisare che sono il risultato di un’interpretazione non esatta di una rubrica “Si faccia sul cero il segno di croce con la candela accesa “. Che in latino suona così ” Faciant crucem de incenso in cereo” in cui incenso non è la comune resina, ma la candela accesa ( incendere = incendiare, accendere). La non corretta interpretazione si tramuta in un vero rito che si presenta per la prima volta in un documento del XII secolo, dove si afferma che il sacerdote «fissi sul cero cinque grani d’incenso in modo da formare una croce» (E. MARTÈNE, De antiquis Ecclesiae ritibus III, 160).

 

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Il cero pasquale trova il suo significato nel luogo dove si è svolta la veglia della notte di Pasqua. Le norme,  contemplano comunque che da Pasqua a Pentecoste il cero sia in ogni chiesa o presso l’ambone o presso l’altare quale segno proprio di questo tempo liturgico al di là che vi si celebrino o non dei battesimi (cf Congregazione per il culto, Preparazione e celebrazione delle feste pasquali, 99). Ovviamente, fuori di questo tempo il cero pasquale trova collocazione soltanto dove c’è il fonte battesimale. “Il cero pasquale, da collocare presso l’ambone o vicino all’altare, rimanga acceso almeno in tutte le celebrazioni liturgiche più solenni di questo tempo, sia nella Messa, sia a Lodi e Vespri, fino alla domenica di Pentecoste. Dopo di questa il cero viene conservato con il dovuto onore nel battistero, per accendere alla sua fiamma le candele dei neobattezzati nella celebrazione del Battesimo. Nella celebrazione delle esequie il cero pasquale sia collocato accanto al feretro, ad indicare che la morte è per il cristiano la sua vera Pasqua. Non si accenda il cero pasquale fuori del tempo di Pasqua né venga conservato nel presbiterio”  Congregazione per il culto, Preparazione e celebrazione delle feste pasquali, 99 (cf Messale Romano, Domenica di Pentecoste, rubrica finale; Rito del battesimo dei bambini, Iniziazione cristiana, Norme generali, n 25).”

1 Comment
  • Don gian battista binda
    Pubblicato alle 13:53h, 28 Febbraio Rispondi

    Carissime sorelle
    Volevo sapere se è possibile ancora acquistare un cero Pasquale e il costo
    Grazie un memento

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