Quaresima: Cercarti in me. Cercami in te

La contemplazione è un’esperienza di vita

Iniziamo il tempo forte di quaresima e verrebbe spontaneo suggerire propositi e iniziative atte ad un tempo di digiuno, preghiera, carità.

Lo vogliamo fare in un modo alternativo.

Non ti offriamo dei suggerimenti per delle pratiche, se pur buone, ti proponiamo invece una piccola riflessione, spunti parziali e incompleti, se vuoi, che tuttavia provano ad entrare nel tuo profondo desiderio di vita, nella tua domanda: Signore cosa vuoi che io faccia? Spunti che aiutino il tuo discernimento coniugandosi con la tua ricerca del volto di Dio e del Tuo volto in Lui.

(Cercati in me, cercami in te … parafrasando Santa Teresa d’Avila).

Molte volte da più parti concetti e opinioni vari reificano la nostra esistenza di monache contemplative, il significato della nostra vocazione e missione nella Chiesa, eppure anche oggi, come in ogni epoca storica, la vocazione monastica è suscitata dallo Spirito Santo per controbilanciare l’effimero e il mondano con ciò che è essenziale e spirituale.

Per chi guarda dall’esterno, sembra manchi di un’espressione propria, serve a poco, eppure possiede una grande forza di trasformazione. 

Le monache sanno che il cammino spirituale che ognuna percorre è importante per tutta l’umanità, perché siamo tutti intrecciati tra di noi. 

La bellezza e severità del nostro cammino sta tutto qui: 

vivere e affrontare la realtà ma piuttosto che osservarla in modo esterno e concettuale, la vediamo dalla nostra peculiare esperienza esistenziale contemplativa, ridimensionandola e facendola elevare ad una dimensione superiore.

La contemplazione è un’esperienza di vita, non un uscire dalla vita. Non si annulla il visibile, ma viene risaltata la sua dimensione di trascendenza

Siamo ben consapevoli che, per risolvere i problemi del tempo, sono certamente necessari strumenti politici, economici, giuridici… ma come monache intuiamo che è indispensabile, come linfa vitale per l’essere umano, saper guardare, pensare, considerare se stesso e la realtà con sguardo contemplativo e ci consegniamo a Dio chiedendo questo per tutta l’umanità.

Preghiamo come voce della Chiesa e partecipiamo alla trasformazione del mondo con il solo fatto della nostra esistenza. La vita contemplativa aiuta il mondo non tanto nell’ambito delle attività quanto piuttosto nel cuore della sua esistenza. La monaca non esce dal mondo, ma se lo porta dietro per condurlo a Dio.

La nostra:

una vita interiorizzata, ma non chiusa in sé stessa. Non siamo un gruppo che vuole proteggersi dal mondo, ma una forma di disponibilità che ci permette di guardare la vita da una prospettiva un po’ speciale, con uno sguardo benevolo, come quello di Dio. Per questo abbiamo bisogno di tempo e di spazio adeguati, di una certa solitudine e di silenzio. La contemplativa scruta il mistero di Dio, la sua vita intima, e fa vedere un po’ della sua luce e da lì può donarsi agli uomini, parlare loro di Dio.

Guardandoci attorno,

ci rendiamo conto di come sia l’uomo del nostro tempo. La fretta, la vertigine, lo stress, la superficialità della comunicazione lo portano a una profonda solitudine, all’individualismo e all’isolamento caratterizzato da relazioni improntate al profitto, all’utilitarismo, all’efficienza… Niente è gratuito, tutto ha un prezzo, anche le relazioni sono caratterizzate dalla smania del potere e del dominio, dalla diffidenza e dal sospetto.

La vita contemplativa, con la sola sua esistenza consacrata totalmente a Dio, propone la grande risposta al significato della vita all’uomo di oggi e di tutti i tempi. Alla nostra fretta, un ritmo di vita lento, orante; al rumore, un silenzio fatto di ascolto e pieno di rispetto; all’individualismo, la vita di comunità, in cui si sperimenta la vera fraternità; all’utilitarismo, la gratuità di una vita donata senza aspettarsi nulla in contraccambio; al materialismo, l’esperienza della trascendenza; all’uomo con i i suoi “assoluti”, l’Assoluto di Dio.

Quando uno arriva in un monastero rimane sorpreso perché, nonostante una certa distanza fisica dalla società, o forse grazie a questo, trova persone che sono particolarmente sensibili a tutti i problemi e gli interrogativi degli uomini e delle donne del proprio tempo e sanno dare risposte valide non solo per la loro epoca, ma per tutti i tempi. 

«Il monaco è colui che è separato da tutti e unito a tutti. E monaco è colui che si sente uno con tutti per l’abitudine di vedersi in ognuno» (Evagrio Pontico).

Quale l’impegno assiduo? Essere un costante promemoria del primato di Dio in ogni cosa.

La monaca deve confrontarsi con la vita, essere come coscienza critica del momento, conoscere la realtà di cui fa parte e impegnarsi, in base al suo stato, alla sua trasformazione. 

Le contemplative non si definiscono per ciò che le distingue dagli altri, tanto meno sentendosi migliori. Siamo monache per tenere acceso nel cuore di ogni uomo il desiderio di Dio… questo il nostro modo migliore di evangelizzare.

2 Commenti
  • Maria Cristina
    Pubblicato alle 10:47h, 23 Febbraio Rispondi

    Grazie infinite per la condivisione delle vostre riflessioni spirituali. Mi fate pensare e ripensare alla mia vita di relazione con Dio che cerco di migliorare, facendo ogni giorno un piccolo passo. A volte anche all’indietro, purtroppo.
    Portate nelle vostre preghiere anche il mio grazie a Doo per tutto ciò che mi ha dato, mi dà e continuerà a darmi.
    Porto nel cuore la salute fisica e spirituale di Augusta Emiliano, Maria Elena e di tutte le persone che ho incontrato nella mia vita di insegnante mamma e nonna.
    Che Dio vi benedica, vi assista sempre nella vostra missione ed accolga le vostre preghiere.

  • Radici giancarlo
    Pubblicato alle 00:19h, 19 Aprile Rispondi

    Un grazie per le vostre preghiere, da quando vi seguo nella Compieta ritorno con la memoria a quel ragazzino in collegio e ha cui piaceva pregare,ora le vostre preghiere mi stanno riavvicinando a certi valori dimenticati, grazie

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