Carmelitane: il Giardino dell’incontro

Entrai in un Giardino

Ero già sulla strada e andavo. Sentivo di tanto in tanto la fatica del cammino, a volte inciampavo tra i sassi o prendevo scorciatoie senza uscita ma andavo avanti. Mi piaceva il percorso che avevo scelto, mi piaceva la compagnia e mi sentivo dentro un alveo sicuro; ero a mio agio e sapevo che la mia vita spesa in quel modo sarebbe stata piena. Mentre procedevo però, una grande sete mi accompagnava e di tanto in tanto una voce dal profondo sussurrava: “Voglio tutto, dammi tutto” … Udivo e fremeva il mio cuore, indugiavo ma Lui rincalzava e alla fine la sua voce ha prevalso su tutto ed eccomi qua, immersa nel verde della campagna, assorbita dal suo affascinante mormorio e incantata dalle incredibili cromature di fragili fogllie nascoste tra fili d’erba e rovi, dove scorgo con stupore e meraviglia, come in uno specchio, nella forma di questo paesaggio, i lineamenti della mia stessa storia e il tocco dello stesso Autore che di me, si prende cura come di un giardino.

Osservo minuscoli petali di pratoline, accarezzati da una leggera brezza e in questo manto di semplicità e piccolezza, vedo penetrare i caldi e nutrienti raggi solari: uno spettacolo impagabile di bellezza. Spontaneamente penso ai miei primi passi nel cammino di fede e mi rivedo bambina, come quei fiorellini, inconsapevolmente affamata di Luce, aperta e accogliente, rapita dal desiderio del Cielo.

Guardo i tronchi slanciati dei cipressi e riemerge il ricordo dell’ardore giovanile col quale mi lanciai in alto verso quel Cielo al quale si aggancia il Da mihi animas coetera tolle, e regalando i miei sogni al sogno di Don Bosco radicai la mia vita nel solco di una famiglia inventata per il bene dei giovani.

Come in un fermo immagine i miei occhi si posano su petali di glicine pendenti, come gocce, verso il suolo e in quelle sfumature di profumi e colori rivedo il mio primo Si ad una sequela più da vicino, come una goccia d’Amore divino che, per puro dono, si posa sul terreno della mia anima…. E sento ancora i sussulti di quel giovane cuore, per tanti versi acerbo e deforme ma da subito deciso per l’Amore.

Le lacrime rigano il mio volto e mi appannano lo sguardo perso ormai sull’orizzonte di un terreno smosso e dissestato … E’ la mia vita quella terra lavorata, solcata, smossa… Quanti semi, quanti germogli ma anche zolle aride e infruttuose, fango, sterco e pietre. Anni piantati nel solco di un’alleanza, feconda solo per Suo dono e per la Sua paziente e amorosa fedeltà capace di andare oltre le dune deserte del procedere.

Sopra questo bisbiglio di emozioni prorompe la voce amante della Parola: “II vero giardino tu sei sorella mia sposa: giardino chiuso, fontana sigillata” (Ct. 4,12) che mi rimbalza nel presente, al Carmelo, dove adesso sto, amata come “giardino chiuso, fontana sigillata, innestata nell’esercizio di una solitudine madre dell’incontro intimo e fecondo con Lui che è e spalanca alla comunione. E come su questo paesaggio, domina la maestà di un cielo dentro al quale l’occhio si perde, così nella mia anima prevale, la maestà di Dio che al di là della mia pochezza, con insistenza, offre al mio cuore il riposo solo al Carmelo: Giardino dell’incontro, Monte dell’intimità, luogo privilegiato in cui Egli, l’Unico, con voce di silenzio sottile, parla al cuore piegato e in ascolto.

In questa «beata solitudo, sola beatitudo», ogni affetto, ogni relazione, lo stesso apostolato, nonostante mi appartenga e attraversi la vita fino alle midolla, non ha più proiezione se non in una dimensione nuova, unica, senza confini di spazio, tempo, azioni o compiti. Tutto quanto ho vissuto mi appare stupendo ma come posto in una collocazione provvisoria… meravigliosa, ricca, affascinante ma, per me ormai, provvisoria.
Oggi, per me la vita sembra possa avere la sua pienezza solo innestata a questa Vigna di Dio, il Carmelo, frutteto fertile e ricco di Grazia, monte sul quale la vita è chiamata a divenire benedizione, ad essere vissuta nel silenzio e nella solitudine di fronte all’Unico, nel costante esercizio dell’ascolto della sua Parola, con il cuore allenato e vigilante pre-occupato solo di stare con Lui, di vivere alla sua presenza.
Qui, in questo Giardino di Dio, riconosco l’attualità del vangelo per me oggi, quando dice: (Gesù) salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici che stessero con lui. (Mc 3, 13-15)
Al Carmelo Dio non ci da delle mansioni, non ci chiede l’efficienza nello svolgimento di compiti specifici, al Carmelo Dio convoca per stare con Lui, per adorare la sua Presenza, per vivere il quotidiano come una offerta.
Se per taluni, all’esterno del monastero la vita monastica può sembrare sprecata o per altri paradisiaca, dentro al Carmelo è e rimane una vita “ normale”, chiamata ad espandersi nella sua pienezza di umanità attraverso l’alimento continuo della preghiera, nell’ossequio di Gesù Cristo, passando per la valle delle proprie debolezze accettate e assunte, consegnate alla misericordia di Dio unite e in solidarietà alla povertà di ogni uomo.
Nella stretta relazione con Lui che cresce e si realizza nella solitudine, la nostra vita diviene un pellegrinaggio di trasformazione nell’amore.
L’esperienza dell’incontro nell’orazione e nella meditazione della Parola nel cammino della vita, alla stregua e sull’esempio dei primi eremiti sul monte Carmelo, ci vede occupate in un’ecologia fisica dello spazio e del tempo come anche della mente e del cuore e nell’acquisizione di un’armatura spirituale necessarie per mantenere lo sguardo e il cuore fissi in Dio, sollecitate ad accostarci e ad aderire sempre più profondamente a Lui. È una continua chiamata a seguire Cristo e ad essere conformate a Lui animate in ogni istante e in ogni occupazione dall’unico desiderio: “Voglio cantare per il mio diletto, il mio cantico d’amore per la sua vigna”. (Is, 5,1)
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1 Comment
  • Manuela
    Pubblicato alle 22:08h, 21 Luglio Rispondi

    Quale grande e misterioso percorso è quello della vocazione religiosa. È una chiamata all’amore che richiede il pieno e totale coinvolgimento della persona. Tutto quello che appesantisce il cammino va lasciato, non senza dolore o sacrificio, per lasciare spazio però ad una presenza che soddisfa completamente i desideri più profondi del cuore. Ci sono persone chiamate a parlare di Dio agli uomini e altre che parlano a Dio degli uomini e lo fanno in maniera nascosta e silenziosa ma non per questo meno efficace. Sono disegni divini e l’atteggiamento da avere, secondo me, è quello del rispetto, del ringraziamento e dello stupore. Il Sì di queste sorelle è un dono per la Chiesa e per il mondo intero. GRAZIE!

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