Beata Vergine Maria del monte Carmelo

I giorni compiono la loro inesorabile corsa e anche quest’anno siamo giunti alla festività della beata vergine Maria del monte Carmelo.
Immediatamente rimbalzano alla mente riferimenti storici e devozionali che hanno segnato e continuano a segnare il cammino di tanti credenti ma il cuore carmelitano, dai primi seguaci di Elia ad oggi, si volge al Carmelo cercando, meditando, contemplando, desiderando i tratti di Colei che, viene definita Monte della Bellezza :Maria.
Facciamo un passo indietro.
Il Carmelo è una catena montuosa nel nord della Palestina, che si affaccia sul mare e che dagli autori biblici viene indicato come luogo e simbolo di particolare bellezza. Il termine indica originariamente una ricca boscaglia, una macchia verdeggiante.
Nei diversi testi dell’A.T. un caratteristico stile orientale ama trarre i suoi simboli dal panorama geografico:
Nel Cantico dei Cantici –– i capelli della Sposa sono paragonati al Carmelo (Ct 7,6).
In Is 32,15-20 il profeta chiede agli israeliti la conversione promettendo in cambio quasi un ritorno al paradiso terrestre: «il deserto diventerà un Carmelo e il Carmelo diventerà una foresta. Il diritto dimorerà nel deserto e la giustizia abiterà nel Carmelo»
In Is 35 1-2 l’autore si serve della stessa immagine per descrivere la gloria della Gerusalemme ritrovata, così bella che diventa quasi un riflesso della gloria di Dio: «Si rallegrino la steppa e la terra arida e fiorisca il deserto di gioia. Come fiore di narciso fiorisca, canti di gioia ed esulti: le è data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Sharon. Essi vedranno la gloria del Signore, lo splendore del nostro Dio…». Allo stesso modo, ma con motivo contrapposto, altri profeti descrivono l’infedeltà a Dio come distruzione della bellezza della santa montagna: «Basan e il Carmelo inaridiscono, anche il fiore del Libano languisce» (Na 1,4). «Il Signore fa udire la voce da Gerusalemme: sono desolate le steppe dei pastori, è inaridita la cima del Carmelo» (Am 1,2).
Soprattutto il profeta Geremia descrive il tempo del fidanzamento tra Dio e il suo popolo e ricorda il dono della terra promessa con le parole: «Io vi ho condotto in una terra di delizie (letteralmente: “Vi ho condotto condotti nella terra del Carmelo”) perché ne mangiaste i frutti» (Ger 2,7).
Il Carmelo evocava anche, in base alla Scrittura, la drammaticità della alleanza tra Dio e il suo popolo. È il monte su cui Elia, profeta solitario e perseguitato, aveva sfidato i profeti di Baal e li aveva sconfitti: su di esso era risuonata per i secoli la sfida: «Fino a quando zoppicherete con entrambi i piedi? Se il Signore è Dio, seguitelo!» (1 Re 18), e la Alleanza era stata ristabilita. Sul Carmelo Elia —l’«uomo di Dio» (iš ha’Elohim) che bruciava sempre di divina Gelosia («Io ardo di gelosia per il Signore Dio dell’universo» – 1 Re 19,10)— aveva ottenuto con la sua preghiera il «fuoco di Dio» (eš ha’Elohim), divenendo egli stesso “un profeta simile al fuoco” (Sir 48,1-11), e aveva poi atteso in preghiera la pioggia ristoratrice che poneva fine al castigo della lunga siccità.
Nei primi secoli del cristianesimo il Carmelo —in forza di una antichissima tradizione che considerava Elia fondatore del genere di vita monastico— divenne uno dei luoghi preferiti da monaci ed eremiti che si ritiravano dal mondo per “incontrare Dio” attraverso una ininterrotta preghiera ed una ascesi severa. Verso la fine del secolo XI, in seguito alla prima crociata, si rinnovò l’interesse per la Terra Santa che ridivenne metà di pellegrini ed eremiti. 
Verso il 1192 un gruppo di eremiti latini si insedia sul Monte Carmelo, presso la cosiddetta “fonte di Elia”, e ricevono una “norma di vita” da S. Alberto Patriarca di Gerusalemme, tra il 1206 e il 1214. Nasce così l’Ordine Carmelitano, che ha origini ermitico-contemplative.
Anche i Padri della Chiesa si riferiscono al «Carmelo» come la santa montagna nei cui commenti diviene il luogo della bellezza, dell’alleanza, della sponsalità. Le espressioni più personali («il tuo capo è come il Carmelo», «Ti è data la bellezza del Carmelo» ecc…) vengono attribuite soprattutto a Maria

Il Carmelo evoca dunque bellezza, alleanza, sponsalità: e la Vergine : «Domina loci», “la Signora del Monte”.
Un cuore carmelitano allora, è attratto dalla esperienza di Maria del Monte Carmelo perché lei, donna orante dal cuore in ascolto e dal grembo fecondo, impastata di normalità e, al tempo stesso, aperta e obbediente al mistero, custode sapiente della Parola e sollecita nel servizio, ci precede e ci accompagna sui sentieri della bellezza, dell’alleanza, della sponsalità, vie di unione con suo Figlio Gesù centro e meta della nostra piena umanizzazione e realizzazione.
Il cammino di maturazione nella bellezza, allenaza e sponsalità della fede in Maria, incanta e ci incoraggia.
Guardando ad ognuna delle sue tappe, incontriamo difficoltà e sorprese: a Nazareth nell’incontro con l’angelo, a Betlemme per la nascita di Gesù, a Gerusalemme davanti a Simeone e Anna, di fronte a Gesù dodicenne nel tempio, a Cana durante lo sposalizio, sotto la croce… Ma in ognuno di questi frangenti Maria mostra sguardo di fede e cuore carico di una speranza nutrita di ascolto, di contemplazione, di una pazienza cadenzata ai tempi di Dio. Maria crede ogni volta, anche quando potrebbe legittimamente cedere; la sua fede sponsale le fa attendere con perseveranza l’alba del primo giorno.
In Lei avviene quanto afferma S. Gregorio Magno (sec. VI): «Le parole di Dio crescono insieme con chi le legge». E spiega: «Nella misura in cui uno progredisce personalmente, nella stessa misura la Scrittura progredisce con lui». E cioè: ascoltando e accogliendo la Parola, lascia il cuore aperto ad un orizzonte di vita piena restituito dalla speranza nella risurrezione.
E noi credenti di oggi, attratti dalla vetta del Santo Monte che è Cristo, con il cuore colmo di stupore e gratitudine, crediamo che la Parola che ha reso Maria abitacolo della Bellezza, donna dell’Alleanza, sposa dello Spirito santo, vuole abitare anche la nostra docilità, renderla feconda e generativa e consegnare alla nostra semplice e piccola vita la stessa pienezza di Dio vissuta da Maria.
Con Maria e come Maria lasciamoLo agire in noi.

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