15 Gen Conoscere la propria vocazione
Potremmo girare a vuoto per tutta la vita alla ricerca della nostra strada se non avessimo certe “condizioni” necessarie per comprendere la vocazione che ci “appartiene”. Conoscere la propria vocazione e saper dare una risposta con un margine di libertà buono è quanto più ci preme come persone e come cristiani. Rispondere, decidersi, richiede pazienza, misura, ponderatezza, discernimento, attitudini che non si improvvisano. Si apprendono insieme alla difficile arte del crescere e dello scegliere ciò a cui siamo chiamati. In altre parole si tratta di aderire a se stessi.
Sappiamo che rispondere alla propria chiamata è in primo luogo lasciarsi interpellare da un rapporto personale con Gesù Cristo, unico tesoro della vita. Perché questo avvenga è necessario crescere nella capacità di riflettere su ciò che viviamo, lasciandoci interpellare dalla vita. Occorre sviluppare una sensibilità che sappia cogliere la realtà che ci circonda, e sappia riflettere su ciò che accade dentro di noi e fuori di noi. E’ nella calma che possiamo avvertire la brezza della presenza di Dio. Verbalizzare ciò che sperimentiamo diventa poi esigenza di chiarificazione ed esercizio di semplificazione del vissuto per poter andare oltre l’esperienza prendendo consapevolezza degli eventi, elaborando risposte maturate nella ricerca di una decodificazione degli eventi, valorizzando quello che Dio opera di buono accanto a noi e in noi.
Sapremo così riconoscere lo stupore, la meraviglia, l’incanto, educando l’occhio nella quiete e nella speranza a scorgere la bellezza dei Suoi tratti anche nel volto sfigurato della miseria umana. Prenderemo consapevolezza del fatto che ci sono altre “tensioni” che operano quando distogliamo lo sguardo da Gesù…e dal desiderio e dalla volontà di rispondere al suo amore. Per contrastare questi movimenti è necessario che la “Parola di Dio dimori sulle nostre labbra e nel nostro cuore”… non è importante dire tante parole ma abituarsi alla preghiera della Parola, con una semplice frase del Vangelo del giorno o la preghiera stessa che ci ha insegnato Gesù: il Padre Nostro. La preghiera personale, quella fatta silenziosamente, mettendosi alla presenza di Dio stabilendo con Lui un rapporto, ci consente di nutrire questa relazione d’amore, di sentirlo vicino e di aprire il cuore all’ascolto della sua parola.
In questo luogo interiore possiamo guardare noi stessi e riconoscere la trama del disegno che Dio ha tracciato. Comprenderemo per cosa viviamo e dove vogliamo dirigere la nostra esistenza. Sentiremo rivolte a noi le parole di Gesù “Che cercate?”. Scegliere di seguire Cristo e Cristo crocifisso è possibile solo dopo averlo incontrato nella propria vita quotidiana, dopo aver aperto a lui il proprio cuore e averlo fatto entrare nella propria esistenza. Questo accade attraverso la testimonianza di chi Dio ci permette di incontrare. La gioia di un volto, la dolcezza di un sorriso, la profondità di uno sguardo, la verità di una parola, un amico, una sorella..il discernimento passa attraverso la vita! E’ necessario sapersi mettere in cammino!
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Pubblicato alle 17:44h, 16 Gennaio[…] Conoscere la propria Vocazione Potremmo girare a vuoto per tutta la vita alla ricerca della nostra strada se non avessimo certe “condizioni” necessarie per comprendere la vocazione che ci “appartiene”. Conoscere la propria vocazione e saper dare una risposta con un margine di libertà buono è quanto più ci preme come persone e come cristiani. Rispondere, decidersi, richiede pazienza, misura, ponderatezza, discernimento, attitudini che non si improvvisano. Si apprendono insieme alla difficile arte del crescere e dello scegliere ciò a cui siamo chiamati… leggi altro Fraternità orante La prima cosa che possiamo “respirare” a pieni polmoni, come aria di casa accostandoci al Carmelo, alla sua spiritualità, alla tradizione che contraddistingue uomini e donne che hanno avvertito il fascino di coloro che nello stesso solco hanno seguito le orme di Gesù ( obsequium ) attratti da un monte (il Carmelo) che per loro è divenuto simbolo di un percorso fino a essere figura di Lui stesso, e con passione hanno scelto di intraprendere il “santo viaggio”, di iniziare questa scalata, riconoscendo in Gesù l’unico necessario, è proprio quella di essere un’esperienza trasmessa da fratello a fratello, da sorella a sorella, da padre a figlio, da madre a figlia… leggi altro Dalla Liturgia ascolta il canto del Cantico del "Magnificat" dalla nostra liturgia delle ore. ascolta […]
alessia
Pubblicato alle 14:42h, 19 GennaioCare Sorelle,
quando avevo 18a sarei voluta entrare in monastero:donarmi a Gesù era il desiderio del mio cuore. Ma avrei avuto bisogno di un discernimento che non fu possibile,mia madre,quando seppe da un mio amico, che volevo farmi monaca ebbe un lieve infarto…ero figlia unica e mio padre era morto da alcuni anni…Si scatenò intorno a me,alla mia ‘piccola’ vocazione un attacco incredibile.Ricatti,minacce,qualche ceffone…ma soprattutto mi sentivo in colpa nei confronti di mia madre che pareva precipitata di nuovo in depressione.Mi dicevano che ero egoista, menefreghista, che avrei lasciato mia zia a doversi occupare della sorella,dopo il tanto aiuto già dato….Ma non voglio annoiarvi.Per anni ho vissuto sensi di colpa nei confronti di Dio,perchè non ero stata capace di difendere quello che provavo, e nei riguardi della mia famiglia.Ho continuato la mia vita,senza però sentirmi mai felice,al posto giusto….ma sopra ogni cosa il dolore per questo rapporto strano con il Signore che reputavo ‘arrabbiato ‘ con me….C’è voluto un periodo di sofferenza per comprendere quanto il Signore fosse sempre stato vicino, e con quanta delicatezza mi stava aiutando nel mio rinnovato cammino,Un cammino di intimità,di confidenza, di certezza di Amore….Fin da ragazzina ero attratta dal Silenzio,non sapevo bene cosa cercassi…Oggi che per me la Solitudine e il Silenzio sono il cuore della mia incontro di Lui, sorrido ripensatomi adolescente a alla ricerca di luoghi solitari…Mia madre è stata a lungo malata,poi si è allettata mia zia.Quando avrei potuto riprendere un cammino,mi dicevano che la mia età era un limite.Penso che l’opposizione della mamma e della zia nascesse dalle loro fragilità,dal fatto di aver perso da piccole i genitori…penso comunque che abbiano un po’ esagerato…ma ormai non importa. Oggi ho il mio lavoro,altre piccole occupazioni…ma anche un senso i incompiutezza,,,, Per questo vorrei tanto che le giovani che si avvicinano al monastero potessero avere quella libertà e quella serenità di discernimento che io non ho potuto avere.Per questo pregherò , non è facile per dei genitori ma quello che ho sofferto io,vorrei fosse evitato ad altre.mi affido alla Vostra cara preghiera.Il Signore vi protegga e custodisca nel Suo Amore e vi doni la Gioia profonda della Sua presenza,nei vostri cuori e nella vita fraterna.Grazie . Alessia( battezzata da un carmelitano e in un Carmelo l’emozione della Prima comunione)