Togli il velo al mio cuore

Tutto appartiene a Dio
Non è raro arrivare in monastero per intraprendere il cammino monastico e aver già letto un certo numero di libri di spiritualità, di preghiera, agiografie… e, senza dubbio, non si arriva senza aver letto- della Scrittura- almeno qualcosa del Vangelo. “Sedotte” da Dio si parte alla ricerca di un luogo, uno stato di vita, un percorso nel quale poter esprimere pienamente la risposta al fascino totalizzante dell’Unico. S’intuisce che ciò comporterà –inevitabilmente- dei cambiamenti importanti, per questo si cerca aiuto, si approfondisce, si legge, si prega per discernere e riconoscere i tratti di quel profilo pensato da Dio per noi. Il passo che si compie è impegnativo… si taglia con molte cose e si arriva a credere di aver fatto davvero delle grosse rinunce per amore di Dio, tuttavia non si comprendere sino in fondo la portata del processo che si sta innescando. Si pensa al Carmelo perché si avverte la vocazione ad una vita integralmente contemplativa, dedita alla preghiera, alla meditazione notte e giorno della Parola, ad una vita avvolta e fecondata dal silenzio e dalla solitudine…. ma non è immediatamente chiaro quale sia il “prezzo” di questa trasformazione. Sarebbe troppo lungo raccontare dettagliatamente cosa accade quando s’impatta con la concreta e dura realtà della condizione del proprio “povero cuore orante”…. Anche se si è letto molto sulla meditazione, sulla preghiera, sulla vita interiore e quant’altro, anche se si ha esperienza di preghiera, anche se si “maneggia” un po’ la Scrittura, anche se si conosce il volto dinamico e dialettico della vita comunitaria… può succedere di rendersi conto di non saper cosa significhi veramente vivere di “Dio e basta”. Si parte in “quarta” ma poi il quotidiano, impregnato di Grazia, riporta i piedi per terra, ricolloca serenamente, ma anche dolorosamente, nell’humus della nostra condizione, fa ripartire anche da zero se è necessario. Non scoraggia, non annulla, semplicemente riorienta, riqualifica, ridispone ad “incarnare” il traguardo della propria umanità piena e realizzata, conformata a Cristo, nella debolezza e povertà di quell’umanità ferita dall’orgoglio e dall’amor proprio che ha varcato con noi i cancelli del monastero, e ci fa vedere-pian piano- nella vera luce, la nostra verità ma soprattutto il capolavoro che Dio può operare proprio se gli permettiamo di insinuarsi nelle fenditure delle nostre miserie. Allora il sapere cosa sia la preghiera, o la vita comunitaria, l’aver fatto questa o quell’altra esperienza…. non conta più! Ora è il tempo di stare davanti a Dio in silenzio. «Sta’ in silenzio davanti al Signore e spera in lui» (Sal 37,7). Comincia così una vera iniziazione alla vita contemplativa. Entrare nella stabilità di una vita “fissata” nella Parola, stare abbarbicate al silenzio della cella, piantarsi, apparentemente inoperose, in una Presenza è inizialmente molto faticoso. “Stare”, fermarsi, bloccarsi dentro al tempo come se lo stesso tempo si fermi con noi nel gioco del silenzio… invitandoci indirettamente ad un nuovo ordine interiore, non è facilissimo. Bisogna imparare di nuovo ad essere…, senza scopo né motivo. Stare immobili come una montagna, come il Carmelo e “semplicemente essere”, prima di ogni pensiero, di ogni piacere e di ogni dolore, prima di ogni “fare”. Questo “stare” cambia totalmente il ritmo di vita e ciò, se inizialmente può costare …. e costa, con l’andar del tempo, consegna alla nostra consapevolezza una nuova calma. Il silenzio e la solitudine entrano, poco a poco, nella nostra pelle. Il terreno del nostro cuore, a volte arido e duro, altre volte più fertile e accogliente, cerca -e vuol sempre meglio- custodire quello spazio di stabilità dentro cui sostare coscientemente nel Presente con pensieri, sentimenti, passioni … Non mancano le occasioni per essere riportate all’umiltà della nostra condizione umana; queste ci obbligano a volgere lo sguardo verso l’interno e ci inducono a riconoscerci abitate da pensieri e sentimenti “malati”, però, pian pano si inizia ad instaurare in noi un nuovo modo di guardare, un nuovo modo di stare di fronte alla nostra (e di conseguenza altrui) povertà. Si comincia ad acquisire il compito della vigilanza: attenzione ai moti del cuore e disponibilità a lasciarsi levigare dalle nostre stesse cadute, perniciose e umilianti. Fiorire e appassire… Appassire e rifiorire! 3Una voce grida:«Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio. 4Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati 5Allora si rivelerà la gloria del Signore e tutti gli uomini insieme la vedranno, perché la bocca del Signore ha parlato».6Una voce dice: «Grida», e io rispondo: «Che cosa dovrò gridare?». Ogni uomo è come l’erba e tutta la sua grazia è come un fiore del campo.7Secca l’erba, il fiore appassisce quando soffia su di essi il vento del Signore. Veramente il popolo è come l’erba.8Secca l’erba, appassisce il fiore, ma la parola del nostro Dio dura per sempre (Is 40, 3- 8). La costanza dell’azione liturgica, come lo sforzo ininterrotto di assimilare la Parola, attivano una sorta di mormorio interiore, un leitmotiv che accompagna dall’intimo la consistenza e la consapevolezza della ricerca del Volto di Dio momento per momento, un “canto fermo” che cura, lenisce, rinvigorisce lo spirito quando i pensieri ci tormentano o quando qualche passione ci attacca, un mormorio che ci conduce verso un silenzio nuovo, mai sperimentato prima. Ora un processo di guarigione dell’anima, di trasformazione, di conversione, di metanoia è avviato! È la luce della fede in via di purificazione che si sprigiona da una fonte che, mentre arde si consuma, brucia, va in combustione … fa male ma si lubrifica e dona pace e gioia profonde. Sembra, piano piano, di cominciare a risvegliarsi da un sonno … dal torpore del fare, si cerca Dio nella concretezza del quotidiano, nelle piccole cose, nel qui e ora…. E la preghiera prende il volto della gratitudine, dell’intercessione, dell’offerta. Ancora lontano dal “Solo Dio basta” di teresiana memoria, il cuore comincia ad avvertire la portata, la bellezza, la forza del: “Tutto appartiene a Dio” e semplicemente va’…. cercando di amarlo, istante per istante, e di camminare umilmente alla sua Presenza

4 Commenti
  • Rosella
    Pubblicato alle 08:25h, 16 Ottobre Rispondi

    Meravigliosa meditazione. Ne prenderò molti spunti per la mia povera vita in questo mondo. Che Dio vi benedica sempre e vi sostenga (come fa) nella vostra scelta per voi stesse e per quello che portate al mondo con la vostra “libera ” e incessante preghiera!

  • ida
    Pubblicato alle 09:22h, 16 Ottobre Rispondi

    GRAZIE per aver condiviso pensieri e parole di chi è sulla via della santità!
    Chiedo di pregare perché anch’io possa avvicinarmi al vostro stato d’animo,alla vostra ricerca …ed entrare sia pur peccatrice nel cuore di DIO.
    baci e buona domenica.

  • Patrizia
    Pubblicato alle 09:12h, 17 Ottobre Rispondi

    Grazie di questa piccola meditazione…offrire tutto al Signore ….

  • Graziano
    Pubblicato alle 18:46h, 11 Gennaio Rispondi

    Un caro saluto a tutto il Carmelo ed un grande Grazie per questa profonda meditazione. Unito a voi con la preghiera porgo i miei più cari saluti

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