Sequela contemplativa

Sequela contemplativa

Da poco ci è giunta la terza lettera che la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica ha redatto in questo anno dedicato alla vita religiosa.
Una rapida lettura suscitata dalla luminosità del titolo: “ Contemplate. Ai consacrati e alle consacrate sulle tracce della Bellezza”, ha inevitabilmente portato mente e cuore sui passi di fedeltà che la vita di suor Maddalena ha percorso sui sentieri della Bellezza lasciando per noi un ricco testamento spirituale. Passi umani carichi di tensione spirituale come anche di paure e fragilità. Passi veloci di un amore appassionato, mistico; passi dell’amata che corre nella notte della pura fede, nelle strade e nelle piazze di ogni vicenda o avversità in cerca dell’Amato del cuore. (Cf Ct 3,2) Raccogliere e custodire l’eredità spirituale consegnataci da questa sorella, è per noi motivo di meditazione orante. Dalla concretezza del suo vissuto pienamente umano, purificato dalla sofferenza e dall’impegnativo combattimento della fede, infatti, brillano sfumature di Bellezza trasfigurante. Tuttavia, l’orizzonte entro cui si colloca questa breve riflessione non è quello della memoria. Ciò che ci spinge a scrivere è, infatti, il desiderio di comunicare, per dirla con San Gregorio Magno, come un “tormento della compassione” (Moralia 30.25.74) che nasce dall’esperienza della contemplazione, facilmente riscontrabile nell’esperienza di vita di Maddalena ma, senza dubbio, solco tracciato, (come anche riafferma il documento succitato), per ogni persona chiamata alla vita consacrata e , in special modo, alla vita monastica. Ogni giorno, si fa per noi sempre più trasparente, la consapevolezza di essere donne chiamate da Dio ad una vocazione sublime, gratuitamente e misteriosamente impiantata dentro la nostra debolezza e instabilità interiore, a prova di una fede tutta da purificare e alimentare, continuamente, coinvolta in una costante tensione tra visibilità e nascondimento, esigente, volta all’incontro con Lui nella piena verità di noi stesse e, per questo, particolarmente esposta al “rischio “ di relazioni autentiche, profonde, generative. Così, qualunque sia la nostra storia, sveglie o dormienti, quel seme, cade nel terreno di cuori umani. Cuori accesi, che cercano, che provano e imparano, tra cadute e fallimenti, giorno dopo giorno, l’alfabeto del vero amore invocando l’umiltà di una risposta fedele, tenacemente e docilmente impegnata ad immergersi nella vita di Cristo, non per eroismo, né per una santità da immaginetta (come direbbe papa Francesco) ma per dilatare i confini interiori sulle sponde di ogni alterità. Tormento della compassione partecipando, con l’offerta della propria vita, all’atto di offerta di Gesù per la salvezza del mondo. Immerse nella vita sacramentale e nell’esperienza della Parola, ascoltata, accolta, meditata, pregata, contemplata: fonte luminosa per vedere con chiarezza la vita altrui e per riuscire a riconoscere e amare veramente l’altro. Anonimi avvolti dallo stupore, chiamati ad unire, poco a poco, nell’esercizio della dimenticanza di sé, l’essere di e per Dio con la sensibilità per percepirlo nella vita quotidiana e negli altri. Spiriti liberi che, accettando i nodi di passioni e preferenze, imparano gradualmente a slegare l’altro da giudizi e stereotipi e a vederlo nella luce della sua autentica essenza spirituale.  Cuori costantemente allenati alla disciplina del silenzio, della pazienza, della solitudine, per assimilare la vita all’esperienza della croce e farsi carico in Lui delle proprie e altrui debolezze.

Volti di donne, che riconoscendo la loro vulnerabilità, imparano lentamente ad offrirsi a Dio così come sono, affidandogli ogni impurità sia man mano che essa viene alla lue nel gioco degli avvenimenti, sia nell’ impeto profondo che definitivamente vuole trovare la sua libertà.

Occhi che imparano a vedere oltre inoltrandosi in una sequela contemplativa che permetta ogni girono sempre più di entrare in relazione con Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo e, in Lui, con tutti i fratelli.

“Al mattino, svegliamoci nell’amore, tutto il giorno abbandoniamoci all’amore adempiendo la volontà del buon Dio, sotto il suo sguardo, con lui, in lui, per lui solo. Doniamoci ininterrottamente nella forma da Lui voluta…Quando poi viene la sera, dopo un dialogo d’amore che non è mai venuto meno nel nostro cuore, addormentiamoci ancora nell’amore.”
(b.Elisabetta della Trinità carmelitana)

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