monastero carmelitane

Mi porro come sentinella per la mia casa

Il tuo sguardo è rivolto verso un orizzonte in cui fai esperienza di “ampio respiro”. Ti senti coinvolto in uno sfondo che abbraccia la tua abitabilità e ridona te a te stesso. Il tentativo di non percepirsi come stranieri e di vivere un rapporto di appartenenza con il presente, la tua storia, il vissuto, è un’anticipazione della proposta del superamento del limite dell’esperienza personale e il comprendersi appartenenti a un progetto più ampio. Ogni tu umano si presenta a te come straniero. Lo incontri, intravedi, ne intuisci la presenza. Lo accosti, ne resti coinvolto. Non lo avevi mai visto ma il  “desiderio” che ti abita è lo stesso. I suoi occhi incrociano i tuoi e in quell’istante affiorano domande: Chi è? Cosa cerca?  Resto o vado? Resto nel mio mondo, raccolto su di me o vado nel suo, aprendomi in lui? Un turbinio di domande e di sospensione in quel frangente di tempo in cui ti ritrovi in terra straniera, la terra in cui l’altro ha il suo accampamento. Se resti nel tuo mondo, i tuoi occhi si posano altrove e tu vai oltre, dimentico di ciò che è stato. Se vai nel suo, rischi di non essere accolto, perché sei uno straniero. Sei difronte a questa nuova percezione che non ti fa sentire comodo nei tuoi panni può succedere che tu impari a chiederti chi sei, a che punto sei del cammino, cosa porti con te, cosa cerchi dalla vita.

Esiste un volto che ti raggiunge e ti chiama, ti trae verso una prossimità di sguardi, fuori dalla lontananza dei registri trasversali di una comunicazione abituata a risiedere nel “vicinato” e ti abilita a diventare abitatore della stessa “casa”. A respirare aria di casa! E mentre chiedi a te stesso i tratti della tua presenza, ti rendi conto che le tracce del tuo volto sono riflesse nello sguardo di chi ti accoglie. In quelle sembianze puoi intravederti. Abiti nei suoi lineamenti come familiare e non più come sconosciuto e estraneo. E proprio nello sguardo scopri il ponte che fa da tramite all’ospitalità.  Su questo raccordo può accadere ogni cosa, qui si gioca l’opportunità dell’incontro, dello scambio oppure si determina l’abbandono. Il tuo sguardo diventa come una sentinella che attende l’aurora.  Accorto come quello del custode della casa che apre o chiude la porta.

Sulle tracce del tuo volto, dietro la pista dello sguardo, potrai riconoscerti e comprendere se avrai abitato in te e visitato il territorio della tua esistenza come un viandante o come un abitatore. Se sei stato un profugo disperato alla ricerca di un’altra riva e tuffato nella nostalgia e malinconia avrai cercato la memoria di un dimorare perduto?  All’orlo del nostro oggi  le parole del profeta risuonano e ci invitano ad alzare lo sguardo nella luce di un volto capace di non farci sentire più forestieri: ” Mi porrò come sentinella per la mia casa contro chi va e chi viene, non vi passerà più l’oppressore, perché ora io stesso sorveglio con i miei occhi. (Zac 9, 8)!

1 Comment
  • Pingback:carmelitane: cercatrici di ciò che è centrale
    Pubblicato alle 17:34h, 05 Dicembre Rispondi

    […] Parlando in senso stretto non c’è un mondo naturale, c’è sin da principio un mondo di grazia perché sin dall’inizio la creazione e la redenzione passano di mano in mano. In altri termini, la nostra vita è avvolta dalla presenza di Dio, dalla sua grazia che sana, consola, sostiene. Esiste un porto che il Signore prepara per noi ed è il luogo della nostra abitabilità. […]

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