monastero carmelitane

I santi, testimoni dell’invisibile

“Fuggisti dopo avermi ferito, ti cercai, ti eri involato!” (san Giovanni della Croce)

I santi, i testimoni dell’invisibile fiamma del desiderio interiore si apprestano a Colui dal quale si sentono desiderati. E’ dal desiderio di Dio che nasce il desiderio dell’uomo. Rispondendo allo sguardo d’amore di Dio l’uomo impara ad amare il suo Signore, scopre le tracce della sua presenza nel profondo della sua umanità e nell’esperienza impara ad apprezzare il volto del suo Signore nelle sembianze del volto di chi incontra purificando il desiderio interiore  nella prossimità di un incontro sempre più umano e umanizzante. Teresa d’Avila arrivò a interiorizzare nella sua acutezza che l’acqua offerta da Gesù alla donna presso il pozzo, la Samaritana, è un’acqua capace di far crescere il desiderio, è un’acqua paragonabile al fuoco, che divampa senza dar pena  “Quanto assetati diventiamo grazie a questa sete!”.  Appena sfiorati, toccati lievemente diventiamo bramosi! Come fossimo colti nel cuore della notte di soprassalto in una storia d’amore e perduti nell’incanto dell’oggi procediamo con l’innocenza di un bambino che ancora non sa camminare. Molti interrogativi percorrono la mente e fanno compagnia lungo il viaggio sostenendo il procedere dallo scrutare le stelle a posare i piedi sulla luna, ogni passo viene accompagnato. I nostri desideri – dice Giovanni della Croce –  possono rassomigliare a un bimbo piccolo: se posiamo su di lui loro l’attenzione, in un primo momento si calmano, dopo poco tornano a riprendere la vivacità solita e la casa riprende un turbinio singolare; a volte, i nostri desideri assomigliano a una giornata trascorsa con la persona amata, giornata attesa da tempo che si tramuta in una vera delusione! Come non riconoscere le tracce della nostra umanità in questo desiderare, in questo “tendere a”, in questa fame che ci abita? Fame di un nutrimento che solo il Signore è capace di dare. Teresa di Lisieux intravede nel suo desiderare l’immagine del cielo: domenica infinite, rifugio eterno, eterna spiaggia. La spiaggia eterna è una delle espressione più evocativa volte a designare il desiderio del cuore. Lei che aveva scelto di vivere tutto, di mangiare il pane dell’incredulità alla mensa dei peccatori, di essere una pallina da gioco nelle mani del Cristo bambino, anelava all’eterna spiaggia, nonostante la muraglia della notte si fosse alzata nella sua fede. L’eterna spiaggia: espressione di tutto ciò che possiamo desiderare e che non riusciamo talvolta a delineare al nostro sguardo interiore. Come ancora lei dice: “Io mi sentivo incapace a esprimere in un  linguaggio umano i segreti del cielo, e dopo aver scritto pagina su pagina, mi resi conto che avevo appena cominciato. Gli orizzonti sono così vari e tante le sfumature di infinita varietà…” (SS.189). Ci capita di arrivare continuamente a una meta, affascinati da una promessa di appagamento, ma continuamente torniamo via delusi. La “soddisfazione” non può essere cercata in ciò che facciamo o in quello che abbiamo ma in una presenza, nella sua Presenza! Chissà che la spiaggia da noi trovata non sia un angolo nascosto di quel mare per noi ancora sconosciuto che si chiama Altrove? L’immagine usata da Teresa è efficace, e lo possiamo constatare, arriviamo a diverse spiagge nella vita ma spesso, il più delle volte facciamo esperienza di non trovarci sulla spiaggia giusta. Se però le nostre labbra sanno di amaro, non sarà forse che il mare l’abbiamo trovato, ma per noi non è la spiaggia giusta perché aspettavamo il mare fosse dolce? Svegliamo il nostro uomo che si è assopito: l’acqua del mare non può essere che salata!! Siamo arrivati sull’eterna spiaggia dell’OGGI di Dio… le sue acque stanno toccando le nostre rive… OGGI.

Cfr Le stagioni del Cuore, John Welch, O.Carm.

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