Il pozzo di Giacobbe

L’onnipotenza della tua Parola Signore irrompe nel mio cuore anche oggi, mentre umilmente, distratta da mille voci interiori, tento di dissetarmi alla tua fonte e quasi come un paradosso Tu ti presenti a me, samaritana senza nome dell’oggi del Vangelo, a chiedere da bere. Io arrivo, al pozzo della tua Parola, con l’anfora vuota d’acqua, consumata, sciupata sulla mensa del mio ego adulterato pronto a svendere il cuore sulle tante bancarelle dell’usato. Ma Tu conosci ogni fibra del mio cuore, e amorevolmente, chiedi da bere a me, quasi come un pretesto per farmi riconoscere la mia arsura; desideri il mio povero amore per manifestarmi il Tuo, immenso e infinito. Dispieghi ai miei occhi i passaggi frammentati della mia vicenda umana, per intessere una relazione stabile, duratura, certa; mi prendi l’anima senza l’ombra di un pensiero giudicante, anzi mi incoraggi dicendo che “dico bene”, quando dichiaro di avere il cuore pieno di idoli.

Ferma al pozzo di Giacobbe, catturata dal tuo sguardo, mi sento capita e intuisco che l’acqua che tu puoi darmi non si esaurisce ed io posso dissetare la mia sete di amore, di maternità, di appartenenza, di sicurezza, di forza, di felicità, di ragioni forti per vivere. E allo stesso tempo, constato l’aridità della mia brocca e, mi accorgo di percorrere spesso le strade impervie e dissestate di un cuore ferito e immaturo perdendo talvolta la meta, il riferimento; di imbattermi in strade senza uscita trovandomi di fronte ai muri invalicabili di un pregiudizio rigido, di sostare sui divieti rischiando di pagare a caro prezzo i frutti della mia superficialità, di non rispettare i limiti di velocità correndo sui sentieri delle relazioni scontrandomi frontalmente con il limite mio e altrui, di non vedere le segnaletica o i semafori nei dettagli del quotidiano prevaricando sconsideratamente sulle differenze individuali.

Stando a contatto con il tuo Vangelo noto che tra i tuoi solo le donne non ti hanno mai tradito, non hanno dubitato, non ti hanno lasciato solo. Tutte le donne, da tua madre all’ultima peccatrice che tu non hai condannato nonostante il flagrante adulterio, nessuna, perché il cuore della donna è sempre come un’anfora, anche se vuota, rigata o frantumata. Ancora una volta, sono quella samaritana, afferrata, attratta, incantata, desiderosa di lasciarmi dissetare da te, basita di fronte alla tua richiesta di darti la mia acqua ma misteriosamente certa che se ti do da bere mi disseto, se ti do il piccolo fuoco del mio cuore mi riscaldo, se ti consegno la piccola luce della mia intelligenza mi illumino, se ti do la mia storia finita tu mi regali la tua eterna fedeltà… Allora mi pervadono una indescrivibile gioia e un grande desiderio di andare verso i fratelli per raccontare a tutti cosa fai per me e cosa vuoi e puoi fare per ognuno di loro.

Vieni a chiederci un po’ d’acqua, Signore!

 

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