Come e posso vivere

… Con un solo sguardo nella profondità interiore del proprio cuore.
Santa Gertrude di Helfta scrive che il Signore un giorno le ha fatto la grazia di conoscere e considerare la profondità interiore del proprio cuore, e che così si è accorta che prima lo trascurava, e non stimava il proprio cuore più dei suoi piedi (cfr. L’Araldo del Divino Amore, II,2,1).
Provocata dalla mistica intuizione di questa santa mi chiedo:
Sono monaca per amore di Cristo o per altro? Nel mio oggi incontro veramente Gesù? Ho una relazione viva con Lui? Vivo per Lui, con Lui, in Lui? La mia vita monastica è una vita che si sviluppa dentro una mistica biblica, liturgica, comunitaria, sponsale, filiale, o rimango avviluppata dentro il circuito chiuso di bisogni mondani? … Così mi pongo, ogni giorno, in ascolto per cercare, trovare e ritrovare la sorgente di vita che mi permetta di vivere la mia vocazione. Così ogni giorno, scandaglio le mie motivazioni riconoscendo quelle superficiali da cui credo di essere attratta per la fragilità del mio narcisismo o di un certo formalismo e quelle profonde … quelle che possono permettermi di perseverare con fedeltà gioiosa, feconda, libera da compensazioni o surrogati vari. Qui riavverto il sussurro di una voce che mi dice: “Tu mi hai rapito il cuore, sorella mia sposa, tu mi hai rapito il cuore con un solo tuo sguardo!” (Ct 4,9). Una voce… delle parole da cui mi sembra di percepire, in modo sempre nuovo, l’intensità del rapporto d’amore che Gesù mi offre dalla croce, un amore sino alla fine…. al prezzo di un semplice mio sguardo.
E mi domando: Ma ne sono veramente cosciente? Riconosco la natura profonda del mio incontro con Lui nella vita che vivo ogni giorno?
Scorgo i segni di un cammino intrapreso verso l’unità interiore, verso l’unione di cuore con Lui ma comprendo, altresì, quanto sia indispensabile che io metta a fuoco le dicotomie e le contraddizioni che mi abitano allorquando mi percepisco inquieta, impaurita, triste o insoddisfatta…; quando mi sembra di perdermi nella notte, di sentire mille rumori, mille movimenti, come di un esercito nascosto che mi circonda e che io non riesco a vedere. “Signore, quanti sono i miei avversari! Molti contro di me insorgono.
Molti dicono della mia vita:
‘Per lui non c’è salvezza in Dio!’. (dal Sal 3) . Sì, la tentazione che a volte s’insinua in me è una legione che mi tenta spingendomi a percepire qualche frangia della mia vita come nemica, come negativa, come un’insidia…. Così a volte il mio mattino, invece di essere un nascere, un nuovo inizio, un ricominciare o un continuare…., assomiglia al risveglio di Adamo dopo il peccato.
“Quanti… Molti… Molti… . Ma tu, Signore!” tu sei mio scudo, Signore, sei la mia gloria e tieni alta la mia testa” (Sal 3,4), perché, se pur dall’abisso della mia miseria, io –tuttavia- intuisco di essere, muovermi, esistere in Lui… Percepisco un filo rosso che cuce ogni avvenimento, dal suo interno sempre dentro un incontro: il mio incontro con Lui! Per questo provo e riprovo a mettere a fuoco la situazione esistenziale della mia ricerca di Dio, del mio bisogno di Dio. Spesso io mi dico, che forse non prego abbastanza, che forse faccio male la meditazione, che il mio ascolto della parola di Dio è superficiale, che la mia partecipazione ai sacramenti e alla liturgia delle ore forse è distratta , o che trascuro Gesù, lo riconosco poco e male nelle sorelle con cui vivo…., tuttavia mi accorgo che tutto questo diviene poca cosa se non prendo coscienza di essere parte di una scena globale di vita che comprende me, gli altri, la creazione…., una scena che comprende anche Dio, come l’aria che respiro, come l’acqua che mi fa vivere. “In lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At 17,28).
Allora, dagli anfratti del mio silenzio, sgorga stabile la preghiera:
Dove andare lontano dal tuo spirito?
Dove fuggire dalla tua presenza?

Se salgo in cielo, là tu sei;

se scendo negli inferi, eccoti.

Se prendo le ali dell’aurora

per abitare all’estremità del mare,

anche là mi guida la tua mano

e mi afferra la tua destra.

Se dico: “Almeno le tenebre mi avvolgano
e la luce intorno a me sia notte”,
nemmeno le tenebre per te sono tenebre
e la notte è luminosa come il giorno;

per te le tenebre sono come luce.» (138, 7-12)

E ricordo: “Tu mi hai rapito il cuore,
sorella mia, sposa,
tu mi hai rapito il cuore
con un solo tuo sguardo!” (Ct 4,9). Un solo mio sguardo rapisce il Cuore di Dio. Una cosa troppo grande per trascurarla…. Questo unico mio sguardo comprendo e voglio che sia il compito e la testimonianza della mia vita monastica…: una vita alla ricerca e all’esercizio di questo “unico sguardo” che rapisce il Cuore di Cristo; una vita che non trascuri questo compito essenziale, contemplativo: offrire a Cristo lo sguardo che Gli basta, e offrire così al mondo il Cuore di Dio che ama, prega, gioisce e soffre in tutti e per tutti e tutti salva!
… Come posso trascorrere un solo giorno senza ascoltare Gesù dirmi “Ti amo”… È impossibile! La mia anima ne ha bisogno tanto quanto il mio corpo ha bisogno di respirare.

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