alfabeto minuscolo

 

Nell’Amore si entra e si dimora. Il suono di queste parole ritma la lode di un oggi quasi senza tempo, incastonato nell’eterna fedeltà di un Dio che non archivia miserie e peccati. Nella soave melodia di questo dimorare, riposa il cuore chiamato in disparte, senza né partito, né merito, per condividere il calice dell’amore supremo nell’offerta della vita. Nell’aura armonia di questo “so-stare” che include i più piccoli frammenti di esistenza, si diletta la vita poiché sul canto fermo di un Amore stabile poggia la polifonia di ogni altro amore pazientemente purificato. È questa la nostra fede! Sì, abbiamo fatto l’esperienza di resistere e difenderci dall’amore. Abbiamo il ricordo di tradimenti, delusioni, ferite. Guardiamo anche con vergogna tante nostre limitazioni… ma siamo entrati nell’amore dove il nostro disamore è curato … e siamo sempre meno affamati, sempre meno spaventati, sempre più arresi all’amore. L’amore è la casa in cui già siamo. E brucia come un fuoco nel cuore; si vuol amare ogni cosa che l’Amore ama; ci si vuol mettere interamente in gioco per conquistare in Lui pienezza e unità. Si, il Signore passa nel deserto del cuore umiliato dall’orgoglio dell’io, purifica le scorie di ogni attaccamento con il dolore e l’angoscia, cura le ferite e corregge, con la fedele attesa di un amore eterno; fa breccia sul pozzo del cuore sussurrando: “dammi da bere”… ha sete del nostro amore, vuole la nostra acqua poca o tanta che sia …. Ha sete di noi, di ciò che abbiamo per trasformarlo in Lui. Un Dio Signore e Re, che viene assetato ai pozzi aridi dei nostri cuori per darci acqua chiedendola, per essere sorgente inesauribile sul greto sterile delle nostre infedeltà. Viene con un calice, viene con la croce, non come dolore da sopportare ma come scelta, come prova d’amore, non protezione ma esposizione… sintesi di senso. Che cosa vale un amore che non costi un po’ di fatica? Non chiede che la vita divenga sbiadita e incolore ma insegna a non sentirsi centri di gravità, misura di tutto; insegna a partire da noi ma non per noi, a sentirsi “persi” in una forza più grande, coinvolti nell’alternativa evangelica di un amore incondizionato che perde per ritrovare, che marcisce e muore per vivere, che si nasconde nella massa per fermentare… E’ questo il canto fermo dell’amore da cui scaturiscono brani di complementarietà, reciprocità, comunione; il terreno da cui fiorisce l’amicizia tra noi come continuo gioco di libertà che si liberano a vicenda, come tralci continuamente innestati e reinnestati alla pianta che è l’Amato. Così la vita di fede…. dentro il sensibile : manifestazione dell’Infinito tra noi; radice di ogni amicizia che non invade il terreno alla solitudine ultima dell’incontro con Lui ma frescura alle arsure del vivere e costruzione della vita stessa. Cuore di una vita raggiunta, afferrata, conquistata da Gesù dove ogni giorno, tra sudori e canti, procediamo come voce di una Parola, come sillaba… come alfabeto minuscolo di Dio.

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