Discernere

… Come una città alta e fortificata

“L’anima virtuosa ma sola e senza maestro, è come il carbone acceso ma isolato, che invece di accendersi si raffredderà”
( S Giovanni della Croce , Parole di luce e di amore, 7).

DISCERNERE

Su richiesta di alcune lettrici abbiamo avuto modo di condividere qualche riflessione sui criteri che lasciano intravedere la presenza di una chiamata alla vita monastica nonchè sul discernimento vocazionale come cammino di ascolto, attenzione, preghiera e apertura allo Spirito per comprendere il progetto di Dio per ciascuno.
Una dimensione presentata e sulla quale oggi vogliamo tornare per toccare qualche aspetto, è l’accompagnamento vocazionale realizzato in fase inizale con una guida spirituale e successivamente, presa la decisone di intraprendere un cammino nella vita monastica, oltre alla guida spiriutale anche con l’ausilio delle figure preposte alla formazione e dell’intera comunità, secondo gli specifici contributi.
Ci sembra importante varcare questa soglia perchè come dice la scrittura:
Il fratello accompagnato dal fratello è come una città alta e fortificata (Pr 18,19).

Il principale attore del discernimento è lo Spirito Santo che suscita nel cuore della persona la chiamata ad una vita di totale ed esclusiva donazione al Signore al Carmelo ma, come ogni sano percorso evolutivo è sostenuto, accompagnato, guidato da figure di riferimento, così, per intraprendere e maturare una vita di sequela, è fondamentale essere aiutati da persone spiriutali .
“Potreste avere anche diecimila peda­goghi in Cristo, ma non certo molti padri, perché sono io che vi ho generato in Cristo Gesù, mediante il vangelo” (1Cor 4,15).
Ogni vita si trasmette attraverso un processo di fecondazione, di maturazione e di generazione, che sfocia nella nascita di una nuova vita spirituale.
La relazione di accompagnamento può svolgere un ruolo essenziale nei momenti decisonali tuttavia questo non comporta che la guida spirituale decreti da se stessa ciò che Dio attende dalla persona che viene accompagnata. Certamente ha un ruolo non tra­scurabile ma non per i suoi, sia pur saggi consigli, e ancor meno per ordini che può dare ma per la qualità stessa della relazione di padre- figlia che si instaura, qualità che può permettere alla Provvidenza di Dio di palesarsi alla persona in discernimento, partendo dalla sua apertura di cuore e attraverso l’ascolto sapienziale da parte del padre spirituale. Tutto questo presuppone però che tra i due sia già avvenuto qualcosa di più importante riconducibile a quella misteriosa generazione alla vita di Dio di cui parla san Paolo nel versetto succitato. Nel processo di discernimento, la parola del padre spirituale costituisce il momento culmi­nante e decisivo ma solo dopo avere ascoltato a lungo, con il cuore docile allo Spirito, quanto vibra nel cuore della persona seguita. Questa parola indivi­duata con il suo discernimento, di concerto con colei che egli accompagna, apparterrà a quest’ultima quanto a lui. So­prattutto, sarà divenuta parola di Dio su di lei. Infatti il deside­rio prevalente nel cuore di entrambi sarà il desiderio dello Spirito santo in loro, la Parola di Dio nel senso più forte del termine e, proprio per questo, una parola veramente creatrice, capace di aprire un futuro che la persona in discernimento da sola non avrebbe quasi certamente la capacità di intravedere. E’ il momento nel quale la giovane scorge sulle labbra del padre spirituale ciò che viene da Dio e che ora riconosce presente già nel profondo di se stessa!
Questa parola, punto di arrivo di un processo che comunemente richiede un certo tempo e per la quale è importante non bruciare le tappe, si sviluppa a partire “dall’apertura del cuore” e “dei pensieri”, dalla condivisione con la guida che accoglie, ascolta, intuisce il tesoro interiore della persona, individua le possibilità che si aprono, i rischi che possono presntarsi nel cammino, le luci e le ombre osservate dentro lo sguardo di Dio che cura, guarisce, ama.
Tutto parte dall’aiutare la persona accompagnata a vedere più chiaro nella complessità dei desideri in competizione nel suo cuore a fare luce su di essi, ad affinare la sua sensibilità spirituale, a riconoscere ciò che provie­ne dalla vita di Dio attraverso un cammino di preghiera, ascolto e confronto con la Parola condivisi.
Karl Rahner si domandava: “Esistono ancora i padri spirituali che hanno il carisma di approfondirsi nella meditazione, anzi in una mistica in cui viene accettato coraggiosamente il termine ultimo dell’uomo, cioè la sua unione con Dio? E ci sono gli uomini che hanno il coraggio di ascoltare questi padri spirituali?”.
Questa citazione fa comprendere chiaramente quanto sia importante che la guida sia realmente una persona spiriutale, dotta e fedele in grado di creare per la persona in discernimento uno spazio di ascolto di sè, della Parola di Dio, degli eventi, uno luogo di purificazione dello sguardo e del cuore, un luogo in cui si impara ad amare e scegliere il bene conosciuto, ad amarlo e sceglierlo come bene: cioè ad accoglierlo con carità e a farne oggetto di lavoro serio e sapiente perché muoia ciò che non serve e il seme buono che Dio ha posto nel suo giardino trovi terra buona e pulita per nascere, fiorire e portare frutto, un luogo, ossia, di conversione e incontro autentico con Gesù, Dio incarnato e con la sua volontà.
Come l’Israele dell’Esodo nel deserto obbediente alla presenza di Dio nellì’immagine del fuoco e della nube si ferma o prosegue il cammino, così la guida spirituale, nutrita di pregheira e meditazione della Parola di Dio, si muove e cammina accanto alla giovane in discernimento in obbedienza ad una Presenza di cui per prima fa esperienza d’amore e paternità.
Cammino e sosta accanto alla persona, presente con pazienza nei suoi momenti di attesa, di incertezza, di dubbio. Presente con una parola o con quel silenzio che fecondano l’ascolto reciproco e soprattutto aprono il cuore alla volontà di Dio
Chi si affida e chi si fa compagno nel cammino della vita spirituale, e specialmente nel discernimento vocazionale, deve essere consapevole che il rivelarsi di Dio è oltre ogni parola umana, e soprattutto che la meta di ogni cammino è oltre qualsiasi orizzonte umano. Noi lavoriamo e camminiamo per un compimento e una felicità che sono oltre gli orizzonti ristretti della storia presente ed è questa fede che sola può veramente illuminare e dare senso ultimo al cammino.
Così la persona in cammino cresce nella conoscenza di Dio, di sé in Dio, della propria vocazione e dell’ordine di valori che ne deriva per la propria vita, matura la vita di preghiera, la vita sacramentale, concretizza la ricerca del silenzio come spazio per fecondare la capacità di ascolto e meditazione della Parola e la ricerca del luogo dove il Signore ha pensato di fondare la sua stabilitas: un carisma incarnato, una comunità in cammino… un Carmelo per lei.

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